"Procederemo per diffamazione perché sui social non si può essere liberi di insultare. Non tutti hanno le spalle larghe per sopportarlo", afferma il legale della donna. L'eventuale risarcimento andrebbe "ai bambini keniani", fa sapere la 47enne
Lo scorso dicembre, una mantovana di 47enne, Simona Colosini, è sopravvissuta a una violenta rapina a Watamu, in Kenya. A marzo, ha deciso di tornare sul posto per cercare i suoi aggressori. È riuscita a incontrarne uno e lo ha perdonato. Tornata in Italia, ha raccontato la sua storia alla Gazzetta di Mantova e, da quel momento, è stata insultata sui social.
La rapina - La violenta rapina si è verificata la notte tra il 14 e il 15 dicembre. "Ero andata con un altro ospite del villaggio in discoteca, a piedi. Al ritorno, a poche centinaia di metri dalla struttura, in una strada buia, ci aspettavano tre malintenzionati a bordo di un motorino, impugnando tre macheti arrugginiti. Erano i marinai che, al mattino, avevano accompagnato me e il mio compagno in una gita in barca. Ho detto subito che avrei dato loro tutto quello che avevo, ma uno di loro, con i rasta biondi, mi ha tagliato il marsupio, ferendomi la mano; mi ha strappato un braccialetto d'oro; poi, sempre mentre ero a terra, mi ha puntato il machete al basso ventre e, si è girato verso il capo banda, come a chiedere l'autorizzazione per infilzarmi. Lui ha fatto cenno di no", racconta Colosini, come riporta l'edizione online di Brescia del Corriere della Sera.
La donna è poi riuscita a scappare (l'amico era riuscito a fuggire subito). "Sempre il biondo mi ha lanciato il machete che mi ha colpito alla schiena; se mi avesse preso al collo, sarei morta dissanguata. Sono una miracolata", aggiunge Colosini.
L'incontro con uno degli aggressori e il perdono - Il 24 marzo, la donna è tornata in Kenya e ha visto uno dei suoi aggressori vicino al villaggio dove alloggiava (lo stesso dell'ultimo soggiorno, quello durante il quale è stata aggredita). "Era il boss della banda, l'ho inseguito. Ma è scappato”, spiega la donna, che è poi riuscita a rintracciare l'uomo grazie a un mediatore. I due si sono incontrati il 4 aprile. "Si chiama Paul, ha circa trent'anni e mi ha raccontato di essere senza soldi, tanto da aver perso la moglie e, a fatica, di riuscire a vedere i suoi due bambini", dichiara Colosini, che ha perdonato l'uomo e gli ha anche regalato un corso d'italiano affinché possa lavorare nel turismo.
Gli insulti social - Dopo che la Gazzetta di Mantova ha pubblicato la storia, la 47enne è stata ricoperta di insulti di ogni genere. “Se proprio vuoi aiutare qualcuno stai nel tuo Paese” e “A quando le nozze?”: sono solo due (e tra i più “soft”) dei commenti apparsi sui social.
Il legale della donna: "Procederemo per diffamazione" - "Procederemo per diffamazione perché sui social non si può essere liberi di insultare. Non tutti hanno le spalle larghe per sopportarlo", afferma il legale della donna, Gianfranco Tripodi. Colosini fa sapere che l'eventuale risarcimento andrebbe "ai bambini keniani. Comprerò riso, farina e materiale scolastico e glielo porterò di persona".
La donna ha commentato l'odio social ricevuto anche su Facebook, scrivendo: "Stupiamoci ancora quando una donna viene ammazzata. Mi si augura persino di rimanerci secca nella prossima aggressione. Altri commenti di dubbio gusto li lascio commentare a voi. Mi raccomando di pubblicare poi dolci foto di gattini e cagnolini con sottotitoli del tipo: 'Sono meglio degli umani'. Beh, questo è poco, ma sicuro". La 47enne ha anche pubblicato un video in cui racconta la sua storia e risponde agli hater e, nella didascalia, ha scritto: "Il perdono non è per tutti".