il dolore della famiglia

Pessano con Bornago (Milano), 21 arresti per morto nella rissa tra pusher | La madre: "Il mio Simone riabilitato"

"Non era un chierichetto ma non era armato e non aveva nulla a che fare con la spaccio", racconta la madre della vittima

16 Giu 2022 - 09:23

"Per noi nessun sollievo, noi scontiamo l'ergastolo". Sono le drammatiche parole della madre di Dimitry Simone Stucchi, il 22enne ucciso a settembre in una maxi rissa tra due gruppi, uno di Vimercate e l'altro di Pessano con Bornago, comuni del Milanese, legati alla droga. Sono 21 i giovani arrestati. "Simone - riconosce la madre della vittima - non era un chierichetto ma non era armato e non aveva nulla a che fare con la spaccio".

Anche dopo l'arresto dei giovani, i genitori di Simone non si danno pace. "Gli unici a pagare siamo noi: lui con la vita, la famiglia con l'ergastolo della sua assenza. Manca tutto di lui", racconta la madre Daniela a Il Giorno. "Ora possiamo solo andare al cimitero a pulire la sua tomba". Il 22enne andò all'incontro pensando di fare da paciere. "Aveva fatto anche qualche sbaglio ma con la droga non c'entrava niente. All'appuntamento non andò armato".

La rissa - Dei 21 giovani arrestati, due sono stati collocati in comunità e uno obbligato alla permanenza in casa. Le accuse a vario titolo sono concorso in omicidio, rissa aggravata, lesioni personali, detenzione illecita di sostanza stupefacente, tentata estorsione in concorso e porto di armi od oggetti atti ad offendere.

Rissa in strada nel Milanese, morto 22enne

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Secondo le indagini dei carabinieri, il movente della rissa sarebbe stato l'acquisto di 100-150 grammi di hashish per un corrispettivo di 800 euro pagato con banconote false. Come scritto dal giudice, lo "scontro tra i gruppi antagonisti era stato preannunciato da un susseguirsi di messaggi scambiati via social in cui una fazione avrebbe provocato l'altra e nei quali gli indagati avrebbero concordato con i rispettivi sodali le strategie di attacco". 

Sullo sfondo un contesto di spaccio con "rapporti già da tempo tesi" come dimostrato dal pestaggio poche ore prima della tragedia, davanti a scuola. Tra Davide Colombi e Youssef Mahmoud Elsayed Ali Mahmoud Elgendi, i capi dei rispettivi gruppi, i quali avrebbero chiamato gli amici armati di bastoni, armi da taglio, mazze, sanpietrini e bottiglie di vetro per affrontarsi al parco Giramondo di Pessano.

La coltellata mortale contro Simone - A sferrare la coltellata mortale quella sera sarebbe stato un ragazzo, tra quelli in cella, che all'epoca aveva 17 anni, nato a Melzo e di origine nordafricana, fratello di un 15enne che era con lui. "Sembrava veramente una tigre - ha ricordato un teste - con un balzo ha raggiunto Simone: lo ha afferrato alla testa e con la mano destra, nella quale aveva un coltello, lo ha colpito all'altezza delle costole sul fianco sinistro".

Il giovane agonizzante - A testimoniare la ferocia anche il racconto di un altro dei ragazzi agli arresti domiciliari: ha spiegato di aver visto Simone, mentre era già ferito, accasciarsi sul marciapiede, agonizzante, con attorno "due, tre persone dell'altro gruppo che continuavano ad aggredirlo benché ormai inerme".
 

A dire del gip, questi giovani hanno agito in "spregio per la vita umana, mossi dall'intento becero di salvaguardare i loro traffici legati" in particolare al modo della droga,  "senza preoccuparsi delle conseguenze delle rispettive azioni" e, come emerso dalle loro telefonate subito dopo l'omicidio, senza mostrare il benché minimo dispiacere per quanto accaduto a uno loro coetaneo. I loro timori erano "per gli esiti delle indagini e il loro rammarico per non essere riusciti a mietere più vittime tra gli avversari". 

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