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Omicidio Yara Gambirasio, tutti i dubbi sulla condanna di Bossetti

Nell’inchiesta de “Le Iene" parla il perito della difesa: "Il corpo fu portato nel campo in un secondo momento"

 

Inchiesta de "Le Iene" a dodici anni dall'omicidio di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate Sopra nella bergamasca scomparsa il 26 novembre 2010 e ritrovata senza vita in un campo aperto tre mesi dopo, il 26 febbraio 2011. Dopo anni di indagini e battaglie legali il procedimento giudiziario si è concluso il 12 ottobre 2018 con la condanna definitiva all'ergastolo di Massimo Bossetti, muratore di Mapello, accusato di aver commesso l'omicidio in seguito a un'aggressione sessuale. Sulla verità processuale, la difesa di Bossetti nutre ancora dubbi in particolare sul ritrovamento del corpo della ragazza. Alla domanda dell'inviato de "Le Iene" sul perché nei tre mesi di ricerche, nessuno avesse mai notato il corpo di Yara in quel campo pieno di aziende e telecamere, il medico legale della difesa Danila Ranalletta, spiega: "Quel corpo fu portato li in un secondo momento dopo l'omicidio". 

 

 

Dove sarebbe stato tenuto il corpo di Yara? Secondo l'avvocato di Bossetti, Claudio Salvagni "Bossetti non aveva nessun luogo dove avrebbe potuto nascondere quel cadavere". Per l'accusa è fondamentale sostenere che l'omicida abbia colpito proprio in quel campo. E però un altro dubbio della difesa riguarda il metodo di decomposizione del cadavere: "Omogeneo se non ci sono fattori esterni che producono una trasformazione diversa", sostiene il medico legale della difesa. La corificazione è un processo tipico degli ambienti privi di ossigeno e dunque "è possibile - si domanda Ranalletta - che sul campo di Chignolo d'Isola sia avvenuta questa trasformazione?". 

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