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Delitto Macchi, Cassazione conferma l'assoluzione per Stefano Binda

La famiglia della ragazza, in una nota, ha fatto sapere di "comprendere lʼassoluzione" dato che nel non sono mai "emerse prove a sufficienza" per ritenere che Stefano fosse lʼassassino

E' stata confermata dalla Cassazione l'assoluzione di Stefano Binda dall'accusa di aver ucciso Lidia Macchi. La giovane studentessa venne ammazzata con 29 coltellate nel gennaio 1987 e ritrovata morta in un bosco a Cittiglio nel Varesotto. In primo grado Binda era stato condannato all'ergastolo, e poi prosciolto in Appello. Ora gli ermellini hanno dichiarato inammissibile il ricorso del pg di Milano e dei familiari di Lidia.

La Cassazione mette così la parola fine a un ciclone giudiziario che nel gennaio 2016 travolse Binda, arrestato come presunto colpevole di un "cold case" rimasto irrisolto per quasi un trentennio. Fu la procura generale di Milano, che nell'aprile 2015 avocò le indagini fino quel momento condotte senza risultati dai pm di Varese, ad indicare nel 50enne di Trebbia l'assassino della studentessa.

 

La svolta arrivò grazie ai risultati di una consulenza grafologica che indentificò in Binda l'autore del componimento "In morte di un'amica". Una poesia recapitata in forma anonima alla famiglia Macchi nel giorno dei funerali di Lidia e subito attribuita dagli inquirenti al responsabile dell'omicidio. Accusa che il 50enne, difeso dagli avvocati Sergio Martelli e Patrizia Esposito, ha sempre respinto fornendo anche un alibi: nei giorni del delitto era in vacanza a Pragelato, nota località sciistica della alpi piemontesi poco lontano da Sestriere. Binda ha comunque trascorso oltre 3 anni e mezzo in cella prima di essere assolto "per non aver commesso il fatto" e rimesso in libertà.

 

 

La famiglia di Lidia. "No prove colpevolezza, capiamo l'assoluzione di Binda" "Dopo aver attentamente letto le sentenze precedenti e aver appena appreso il risultato della Cassazione vogliamo chiarire alcuni punti. Crediamo che durante il corso delle indagini e soprattutto dei processi non siano emerse prove a sufficienza per ritenere che Stefano Binda sia stato l'assassinio di Lidia e pertanto comprendiamo la sua completa assoluzione". Lo hanno fatto sapere in una nota Paola, Stefania e Alberto Macchi, familiari di Lidia.

 

"In noi - sottolineano - rimarrà per sempre la ferita di non aver trovato il colpevole della morte di Lidia, anche alla luce della dolorosa scoperta della distruzione e sparizione di alcuni reperti che con le tecniche moderne avrebbero potuto portare un apporto decisivo in questo percorso giudiziario".

 

 

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