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Covid, Fontana: "Il governo lascia la Lombardia in zona rossa fino al 3 dicembre" | Toti: "Chiediamo che non si torni a scuola prima del 7 gennaio"

Il governatore lombardo allʼattacco: "Mantenere le restrizioni attuali significa non considerare i grandi sacrifici compiuti dai cittadini"

Nonostante l'opposizione della Lombardia, il governo "intende mantenere in vigore fino al 3 dicembre le attuali misure restrittive e, quindi, lasciare la Regione in zona rossa". Lo ha dichiarato il governatore Attilio Fontana, secondo cui "restare in zona rossa significa non fotografare la realtà dei fatti e non considerare i grandi sacrifici compiuti dai cittadini lombardi".

Lo sfogo del governatore lombardo arriva a margine dell'incontro tra le Regioni e i ministri Speranza e Boccia, in vista del nuovo Dpcm. Nel testo in vigore, ha spiegato Fontana, "sono presenti automatismi secondo i quali la Lombardia è da due settimane pienamente nei parametri previsti per il passaggio in zona arancione. Ho fatto presente al governo che, così come si applicano automatismi in senso negativo, gli stessi devono essere attuati quando la situazione migliora".

 

"Speranza è d'accordo perché la Lombardia diventi arancione" In serata, ha fatto sapere la Regione Lombardia, Fontana ha avuto un "confronto schietto e diretto con il ministro Speranza. Entrambi condividiamo che, secondo il modello delle 'zone' predisposto dal governo, la Lombardia abbia tutti i requisiti per passare da quella rossa a quella arancione. Ci siamo lasciati con l'impegno di riaggiornarci molto presto per verificare quella che realmente può essere la data giusta per allentare le misure restrittive nella nostra Regione".

 

Fonte unito contro la riapertura delle scuole a dicembre Dalle Regioni è arrivata anche una bocciatura decisa all'ipotesi di riaprire le scuole a dicembre: i governatori hanno chiesto di prolungare la didattica a distanza per i licei fino a gennaio. Abbiamo "ritenuto di suggerire al governo di procrastinare al 7 gennaio ogni riapertura della didattica in presenza per chi è ancora oggi in didattica a distanza", ha detto il presidente della Liguria Giovanni Toti, vicepresidente della Conferenza delle Regioni. 

 

Per i governatori, la riapertura nei prossimi giorni sarebbe "una mossa inopportuna in questo momento, soprattutto alla vigilia della pausa festiva delle scuole, in assenza di un programma di scaglionamento degli ingressi e in assenza di un servizio pubblico che oggi prevede capienza al 50% e andrebbe ritoccata". Insomma il nodo principale, oltre al tracing e allo scaglionamento degli orari, resta il trasporto pubblico. La linea già in mattinata era stata anticipata oltre che dallo stesso Toti anche dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia: "Penso sia rischioso aprire la scuola il 9 dicembre e chiudere subito dopo. Concentriamoci invece su un'apertura più solida dopo l'Epifania, se è possibile. Perché tutto dipende dall'infezione".

 

La posizione del ministro Azzolina A spingere da settimane per la riapertura è la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina che tuttavia oggi, rispondendo alle domande dei ragazzi, pur confermando che sta lavorando "per riportarvi quanto prima a scuola", ha avvertito che "dobbiamo essere cauti e fare delle scelte". "Ho tanti sogni - ha raccontato agli studenti - personali e lavorativi, come tutti quanti. Ma per ora quello più grande è sicuramente rivedervi tutti tra i banchi il prima possibile. Perché è un vostro diritto tornarci e perché al scuola deve essere la nostra priorità".

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