A "Realpolitik" parla Simone Ruzzi, youtuber che pattuglia la metropolitana con la sua squadra di boxeur per filmare i borseggiatori
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Simone “Cicalone” Ruzzi, ex pugile romano diventato volto noto del web, si aggira per le metropolitane di Roma affiancato da una squadra di amici pugili. Telefono alla mano, riprende borseggiatori, documenta episodi di illegalità e porta tutto online, costruendo un’immagine da "giustiziere di criminali" che lo ha reso celebre e discusso.
Tuttavia, lui stesso respinge questa definizione: "In realtà, il giustiziere fa giustizia. Io ho un mio ruolo: non punisco, documento", chiarisce all’inviata di "Realpolitik", raccontandosi a partire dal suo pseudonimo. Un nome scelto in omaggio ad Alberto Sordi e a quel modo tutto romano di osservare, commentare e raccontare la realtà, con ironia ma senza rinunciare alla denuncia.
Il suo operato, però, divide l’opinione pubblica. Per alcuni si tratta di una forma di denuncia sociale, per altri di una giustizia privata organizzata che, grazie al grande riscontro mediatico, rischia di diventare un business.
Lo stesso Ruzzi non nasconde che, col tempo, il progetto è cresciuto oltre le intenzioni iniziali: "L'ho sempre fatto a livello amatoriale, per passione. A un certo punto, però, ho visto che il consenso cresceva, così come il guadagno".
Oggi quelle "spedizioni social" sono diventate il suo lavoro a tutti gli effetti. "Mediamente, guadagno dai cinque ai quindicimila euro per un video", ammette, consapevole di aver trasformato la denuncia in un format che divide, incuriosisce e, soprattutto, produce numeri.