IL DELITTO NELLE MURA DI CASA

Gemona, il 35enne ucciso e fatto in 3 pezzi: omicidio forse per evitare andasse in Colombia | La madre al pm: "Ho fatto cosa mostruosa"

Dalle indagini emerge un quadro di forte disagio familiare: la madre della vittima era l'unica a portare a casa uno stipendio. Ed è andata regolarmente al lavoro dopo il delitto

01 Ago 2025 - 21:44
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Stanno emergendo dettagli di disagio familiare e di grosse difficoltà tra le mura domestiche dalle indagini sul delitto di Gemona (Udine), dove Alessandro Venier, 35 anni, è stato ucciso, il corpo tagliato in tre pezzi e messo in un bidone pieno di calce dalla compagna, Marylin Castro Monsalvo, 30 anni, e dalla madre, Lorena Venier, 62, già arrestate. Dai primi rilievi degli investigatori, sembra che a mantenere tutta la famiglia (oltre ai tre adulti, anche la bambina di sei mesi, figlia della coppia) fosse la più anziana, caposala nel vicino ospedale. La nuora, operatrice socio-sanitaria prima di restare incinta, era depressa da tempo e in cura in un centro di salute mentale, mentre il figlio si limitava a qualche lavoro saltuario, secondo quanto hanno raccontato i vicini. Lorena Venier davanti al pm ha confessato il delitto: "Ho fatto una cosa mostruosa". Ancora non chiaro il movente. Il giorno dell'omicidio e la premeditazione non sarebbero casuali: l'uccisione di Alessandro è avvenuta alla vigilia della partenza per la Colombia, il luogo dove l'uomo aveva deciso di andare a vivere.

La madre confessa il delitto

 "Sono stata io e so che ciò ho fatto è mostruoso": è quanto ha ammesso, di fronte al magistrato che la stava interrogando, Lorena Venier, la donna di 61 anni, di Gemona (Udine), che ha confermato di aver ucciso e fatto a pezzi il figlio Alessandro, di 35 anni. "La mia assistita ha reso piena confessione di fronte al sostituto procuratore che l'ha interrogata - ha confermato, all'Ansa, l'avvocato Giovanni De Nardo, che patrocina la sua difesa -. Come si può immaginare, era visibilmente scossa per la crudeltà della sua azione e per la contrarietà a qualsiasi regola naturale del suo gesto". La donna ha agito assieme alla convivente del figlio.

Liti e discussioni

 Litigi, urla, rimproveri erano all'ordine del giorno in una famiglia in cui si faceva fatica a tirare avanti con un solo stipendio sicuro per quattro persone. E, sembra di capire, Alessandro veniva considerato un peso. Soprattutto dalla madre, una vita di sacrifici con un figlio cresciuto da sola dopo essere stata abbandonata dal padre, egiziano. Pare che, racconta la "Repubblica", la sera del delitto, probabilmente venerdì, lui avesse promesso di preparare la cena e se ne fosse poi dimenticato. La madre l'avrebbe rimproverato e lui avrebbe risposto con violenza.

Al lavoro dopo l'omicidio

 Dopo aver ucciso il figlio e averne fatto a pezzi il corpo, Lorena Venier è andata regolarmente al lavoro. La donna è un'apprezzata infermiera, anche con incarichi di coordinamento, in servizio al Distretto sanitario di Gemona (Udine), la cui sede è ubicata all'interno del locale ospedale.

"Mailyn è la figlia che non ho avuto"

 Lorena Venier ha detto agli investigatori che la nuora "Mailyn è la figlia femmina che non ho mai avuto". "Forse in questo legame eccezionale - ha fatto sapere l'avvocato difensore della Venier, Giovanni De Nardo - può esserci la base e la spiegazione di ciò che è accaduto, anche se non intendo specificare altri particolari, che appartengono al segreto istruttorio".

L'ipotesi di una eccessiva dose di farmaci

 Sugli attimi successivi, fino alla morte dell'uomo, non c'è nessuna certezza. Una delle ipotesi è che le due donne si siano spaventate e abbiano cercato di sedarlo, forse usando i medicinali prescritti alla compagna. Ad uccidere l'uomo potrebbe essere stata una dose eccessiva di farmaci.

Sedato e soffocato

 Ma spunta anche una seconda possibilità: le donne avrebbero intenzionalmente sedato l'uomo per poi ucciderlo con la stessa ascia usata poi per tagliare a pezzi il corpo. A questo punto si tratterebbe di omicidio premeditato. L'idea iniziale di nascondere il corpo sarebbe forse dovuta alla paura di perdere la bimba. L'autopsia, che sarà eseguita nei prossimi giorni, dovrebbe chiarire cosa sia successo, mentre le due donne sono già state portate in carcere a Trieste e la bimba affidata ai servizi sociali. Secondo il Messaggero Veneto, l'uomo sarebbe stato dapprima stordito con una forte dose di farmaci e poi soffocato con un cordino. Una volta morto sarebbe cominciata l'operazione di sezionamento del cadavere.

Omicidio forse per evitare andasse in Colombia

  Alessandro Venier non sarebbe partito da solo per andare in Colombia, ma avrebbe portato sia la compagna che la figlia di sei mesi: una scelta non condivisa né dalla stessa Mailyn né da Lorena Venier. È quanto riporta l'edizione friulana del  Messaggero Veneto. Mailyn non avrebbe voluto tornare nel suo Paese. Né Lorena Venier voleva separarsi dalla piccola con la quale il legame forse è ancora più forte.

Il corpo sistemato in un bidone

 Il corpo di Alessandro Venier è stato sezionato in tre parti e sistemato in un bidone coperto poi da uno strato di calce. Ieri, per portare via il bidone è stato necessario far giungere sul posto uno speciale mezzo dei vigili del fuoco; la salma, una volta ricomposta, è stata affidata a un istituto legale per l'autopsia. Nell'abitazione finora non sono state trovate evidenti tracce di sangue: la mamma e la compagna dell'uomo hanno infatti ripulito attentamente il posto nei giorni seguenti l'omicidio - che si potrebbe collocare tra la fine della scorsa e l'inizio di questa settimana. Il loro disegno iniziale era forse quello di far sparire il corpo. 

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