Il suo nome era tornato alla ribalta nei mesi scorsi per un presunto collegamento con la nuova inchiesta sull'omicidio di Chiara Poggi
Aveva fatto perdere le sue tracce, ed era per questo ricercato, dopo la condanna definitiva a 5 anni di carcere per estorsione aggravata ai danni dell'ex rettore del santuario mariano della Bozzola di Garlasco, don Gregorio Vitali. Flavius Savu, il romeno latitante, è stato arrestato in Svizzera, a Zurigo, come reso noto da La Provincia Pavese. Il nome di Savu era tornato alla ribalta nei mesi scorsi per un presunto collegamento con l'inchiesta bis aperta dalla procura di Pavia sul delitto di Chiara Poggi, inchiesta che vede come unico indagato Andrea Sempio.
Erano i giorni in cui sui media rimbalzano le ipotesi più "fantasiose" e piste "suggestive" spesso già scandagliate e anche finite già in nulla. Voci avevano individuato nel santuario un possibile movente del delitto non ancora provato: Chiara Poggi - questa la tesi - era venuta in qualche modo a conoscenza e l'omicidio sarebbe stato commesso per impedirle di parlare.
Lo stesso avvocato Massimo Lovati, uno dei legali di Andrea Sempio, in alcune interviste ha parlato di un possibile "segreto" scoperto da Chiara Poggi su fatti avvenuti al Santuario della Bozzola. Secondo l'avvocato un sicario potrebbe avere ucciso la ragazza nella villa di via Pascoli, per impedirle di parlare.
La Procura aveva quindi acquisito anche gli atti dell'inchiesta sul ricatto a luci rosse subito dall'ex rettore del santuario della Bozzola per cui sono stati condannati Flavius Savu e Florin Tanasie, che al momento della condanna, però, erano irreperibili.
 A tal proposito la Diocesi di Vigevano, tramite don Emilio Pastormerlo, portavoce del vescovo Maurizio Gervasoni, con una nota aveva affermato la "decisa volontà di non lasciarsi in alcun modo condizionare da illazioni o indiscrezioni di qualsiasi genere". L'unico interesse "è quello di salvaguardare le attività spirituali e di preghiera che vengono ospitate nel Santuario". "In relazione ai fatti verificatisi nel 2014 e che erano stati al centro di un'altra inchiesta della magistratura - concludeva la nota della Diocesi -, viene ribadito che gli organismi giuridici della Chiesa erano intervenuti per gli aspetti di loro competenza".
Ai romeni furono contestati diversi episodi estorsivi, oltre a quello, decisivo per l'indagine, sventato nel 2014 per l'intervento dei carabinieri: 250mila euro erano stati chiesti direttamente alla diocesi di Vigevano per il silenzio. Nel 2014, il tribunale di Pavia condannò Savu e Tanasie per estorsione aggravata. Al momento della condanna, i due erano già irreperibili: si erano dati alla latitanza e da allora risultano fuggitivi, con un mandato di cattura pendente.