tra voyeurismo e abusi

Foto intime delle mogli postate online a loro insaputa, pagina social denunciata alla polizia postale

Nel gruppo, che conta oltre 32mila iscritti, i mariti postano le foto delle compagne apparentemente a loro insaputa. Facebook interviene

20 Ago 2025 - 17:19
 © Italy Photo Press

© Italy Photo Press

Un gruppo Facebook con più di 32mila iscritti è finito al centro delle polemiche per la condivisione di foto intime delle proprie mogli apparentemente senza il loro consenso. La vicenda è stata resa nota dall’associazione No Justice No Peace, che su Instagram ha denunciato il fenomeno definendolo "una forma di abuso, pornografia non consensuale e misoginia sistemica". E dopo che il caso è venuto alla luce, sulla pagina del gruppo diversi utenti hanno annunciato di aver sporto denuncia alla polizia postale.

Il contenuto della pagina e la denuncia

 Sulla pagina social del gruppo circolano immagini private di donne ritratte in momenti di vita quotidiana (dal relax sul divano al costume in spiaggia) pubblicate dagli stessi mariti in cerca di approvazione e complicità maschile. Dopo aver scoperto la pagina, l’associazione No Justice No Peace, impegnata da mesi con la campagna “Not All Men” (dove chiunque può inviare e condividere la propria storia di violenza), ha invitato a segnalare immediatamente il gruppo a Facebook, sottolineando come chi partecipa sia "complice di un crimine". E immediatamente la pagina è stata inondata di commenti di persone indignate. Infine, anche Facebook ha fatto sapere di aver rimosso il gruppo "per violazione delle nostre policy contro lo sfruttamento sessuale di adulti". Un altro gruppo con lo stesso nome è però stato riaperto poche ore dopo, e conta già migliaia di iscritti.

Il ruolo della polizia postale

 L’indignazione si è diffusa rapidamente sui social, dove la scoperta del gruppo ha scatenato una vera e propria ondata di segnalazioni. E, a quanto riferito sulla stessa pagina social, di denunce alla polizia postale. Reparto specializzato della polizia di Stato, la postale è da anni in prima linea nella lotta ai reati informatici e alla diffusione di materiale illecito online. Tra le sue competenze rientrano la prevenzione e repressione della pornografia non consensuale, del cyberbullismo, delle frodi digitali e dei reati legati al deep web. In casi come quello del gruppo Facebook, la postale può intervenire raccogliendo le segnalazioni, monitorando i contenuti, identificando gli amministratori e gli utenti che hanno pubblicato o condiviso immagini senza consenso. L’attività investigativa può sfociare in procedimenti penali per diffusione illecita di immagini sessualmente esplicite e per violazione della privacy. Negli ultimi anni, la polizia postale ha già gestito numerosi casi di revenge porn e di gruppi chiusi su chat e social network dedicati alla condivisione di immagini di donne all’insaputa delle dirette interessate, ottenendo in diverse circostanze la chiusura immediata delle pagine incriminate e la denuncia degli amministratori.

Voyeurismo e violazioni della privacy: i casi che hanno fatto discutere

 La vicenda del gruppo Facebook si inserisce in un quadro più ampio di abusi legati al voyeurismo digitale, un fenomeno che ha spesso coinvolto anche il mondo dello sport. Negli ultimi anni non sono mancati episodi di allenatori o dirigenti sorpresi a installare telecamere nascoste negli spogliatoi o nelle docce delle atlete, allo scopo di riprendere di nascosto momenti di intimità e condividerli poi online o conservarli a uso personale. In Italia, negli ultimi anni, la cronaca ha registrato diverse indagini su persone accusate di aver piazzato microcamere negli spogliatoi femminili (dalle infermiere spiate nell'ospedale di Empoli alla telecamera nascosta in una palestra di Roma, passando dall'uomo che spiava le colleghe nel bagno dell'ufficio) con procedimenti penali aperti per violenza sessuale e interferenza illecita nella vita privata.

Ti potrebbe interessare

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri