TROVATI MORTI IN UNA VILLETTA NEL 1988

Il caso dei fidanzati di Policoro come Garlasco? Nuovo esposto in Cassazione: "Valutare la condotta dei magistrati che indagarono"

L'iniziativa del legale della famiglia di Luca Oriani, morto nel 1988 con Marirosa Andreotta in una villetta della città lucana

16 Ott 2025 - 11:14
 © Ansa

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"Presenteremo un esposto alla Procura generale della Repubblica presso la Corte di Cassazione chiedendo che si faccia luce sul comportamento dei magistrati". Lo ha annunciato l'avvocato Antonio Fiumefreddo, legale della famiglia Orioli, in merito al caso dei "fidanzatini di Policoro", Luca Orioli e Marirosa Andreotta, trovati senza vita il 23 marzo 1988 in una villetta della città jonica lucana. L'azione nasce dopo le dichiarazioni a Il Corriere del Mezzogiorno di Luigi De Magistris, secondo cui il caso sarebbe un "duplice omicidio" con "condotte di magistrati che avrebbero ostacolato l'accertamento della verità sin dalle prime fasi dell'inchiesta". Il caso è stato archiviato come un incidente domestico, attribuito - secondo la legge italiana - a una folgorazione o a un'intossicazione da monossido di carbonio.

La tesi dell'incidente domestico non fu mai condivisa da Olimpia Fuina, madre di Luca, che, a distanza di anni, chiede la riapertura del fascicolo.

In tal senso, a fine settembre, il legale Fiumefreddo ha presentato un'istanza alla Procura generale di Potenza per chiedere l'avocazione delle indagini, dopo l'ennesimo rigetto da parte della Procura di Matera. Da qui la scelta ora di rivolgersi al Procuratore generale della Cassazione alla luce della gravità di tali affermazioni e del fatto che ancora oggi le Procure di Matera e Potenza negano la riapertura delle indagini, nonostante, secondo la difesa, "siano acclarati i falsi in perizia e risultino nero su bianco gravi accuse di depistaggio mosse da ufficiali dell'Arma e della Guardia di Finanza". La famiglia chiede, dunque, che si valuti "se nella condotta di alcuni magistrati che si sono succeduti nella direzione delle indagini vi siano elementi rilevanti dal punto di vista disciplinare o penale".

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A Policoro come a Garlasco?

 Come ricorda Il Corriere del Mezzogiorno il caso di Policoro riporta alla memoria quello di Garlasco. Anche per la morte dei fidanzatini le indagini sarebbero state segnate da perizie contrastanti, ipotesi divergenti e da un lungo percorso giudiziario. Come accadde a Garlasco, anche a Policoro il nodo delle prime ore successive al ritrovamento dei corpi rimane centrale. La perizia del professor Bruno - scrive Il Corriere del Mezzogiorno - ha risaltato un dato che, secondo la famiglia Orioli, potrebbe aver inciso sull’intera inchiesta: la presenza sulla scena di diverse persone e di alcuni comportamenti che avrebbero potuto compromettere la conservazione di elementi utili alla ricostruzione dei fatti. Da qui, la richiesta di un nuovo esame complessivo degli atti. Nell'istanza di avocazione sono elencati passaggi istruttori che, secondo i richiedenti, non sarebbero mai stati compiuti o approfonditi in modo adeguato. Tra questi, l’acquisizione dei tabulati telefonici del 23 e24 marzo 1988, l’escussione di 28 testimoni ritenuti chiave, la riesumazione dei corpi con moderne tecnologie medico-legali e una perizia comparativa sui corredi fotografici originali e ufficiali, per verificare eventuali manomissioni della scena del crimine.

Nel documento - anticipa sempre Il Corriere del Mezzogiorno - si fa riferimento anche all'analisi del contesto e delle responsabilità legate al presunto falso nella perizia predisposta dall'ingegner Sante Valecce, "mai indagate nel merito ma archiviate per decorrenza dei termini".

A Policoro come a Garlasco - conclude l'edizione barese del quotidiano pugliese - "restano ancora le domande delle famiglie e la difficoltà di arrivare a una verità capace di resistere al tempo". In questo caso di anni di attesa ne sono passati 37 anni.

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