FOTO24 VIDEO24 Logo Mediaset ComingSoon.it Donne logo mastergame Grazia Meteo.it People sportmediaset_negative sportmediaset_positive TGCOM24 meteo.it
Podcast DirettaCanale 51
Temi del momento

Strage di Bologna, 35 anni dopo una ferita ancora aperta per tutto il Paese

La bomba fatta esplodere nella sala dʼaspetto della seconda classe provocò 85 morti e oltre 200 feriti

strage di bologna,
ansa

Erano le 10.25 di sabato 2 agosto 1980 quando un'esplosione alla stazione centrale di Bologna spezza nel sangue la tranquilla routine del rito delle vacanze e rigetta il Paese nell'incubo del terrorismo.

85 morti e 200 feriti il bilancio finale

della strage più sanguinaria nella storia italiana. Trentacinque anni dopo quella della

strage di Bologna

resta ancora una ferita aperta per l'Italia: condannati gli esecutori materiali (

Valerio Fioravanti e Francesca Mambro

) rimangono infatti numerose ombre sui mandanti.

Strage di Bologna, 35 anni dopo una ferita ancora aperta per tutto il Paese

Alle 10:25 (l'ora della tragedia rimarrà impressa, come ricordo incancellabile, nelle lancette ferme del grande orologio che si affaccia sul piazzale della stazione) un

boato squarcia l'ala sinistra dell'edificio della stazione

: la sala d'aspetto di seconda classe, il ristorante, gli uffici del primo piano si trasformano in un cumulo indistinto di macerie e polvere. Rimane colpito anche il treno Adria Express 13534 Ancona-Basilea, fermo sul primo binario.

Pochi istanti, interminabili, e fra nuvole di detriti si cominciano a intravedere immagini di corpi devastati, feriti in condizioni disperate,

taxi in attesa nel parcheggio esterno trasformati in bare dalle lamiere informi

. Nel ristorante-bar self service perdono la vita sei lavoratrici.

Ovunque lacrime, choc, urla strazianti. E poi polvere, tanta polvere, che entra in gola e soffoca il pianto smarrito di passeggeri che aspettavano solo di partire per le vacanze o per riabbracciare i familiari. Molti, ora, cercano solo di ritrovare voci e volti di parenti e amici.

Comincia un'opera ininterrotta, interminabile, per i tantissimi soccorritori, una catena spontanea che in pochissimo tempo rimette in moto una città che stava "chiudendo per ferie". Inizia anche

la conta della vittime

:

la più piccola è Angela Fresu, appena tre anni

, poi Luca Mauri di 6, Sonia Burri di 7, e via via fino a Maria Idria Avati, di ottant'anni, e

Antonio Montanari, di 86,

in una tabella di morte che cancella persone di ogni età, provenienza, storia di vita. Interviene anche l'Esercito, mentre il silenzio irreale del centro città è squarciato senza tregua dalle sirene di ambulanze, vigili del fuoco, forze dell'ordine.

Un bus Atc della linea 37 diventa simbolo di quel 2 agosto

perché si trasforma in un

improvvisato carro funebre

che fa la spola con la Medicina legale di via Irnerio, a poca distanza, per trasportare le salme. Una surreale corsa diretta stazione- obitorio. Le ambulanze servono invece per i vivi, che vengono smistati in tutti gli ospedali, dove rientrano in servizio medici e infermieri.

Le prime ipotesi investigative parlano dello scoppio di una caldaia ma nel punto dell'esplosione non ci sono caldaie, e la fuga di gas viene presto scartata per lasciare spazio alla vera causa della strage: una bomba ad alto potenziale. In stazione arriva, commosso e impietrito, il presidente della Repubblica Sandro Pertini.