"Dritto e rovescio" ha incontrato i membri di uno dei gruppi che terrorizzano la città: "Il carcere? Lo mettiamo in conto"
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"Il carcere? Lo mettiamo in conto". Le telecamere di "Dritto e Rovescio" sono andate a Piacenza per documentare da vicino il mondo delle baby gang che hanno in pugno la città. Tra armi e coltelli, il programma di Rete 4 ha incontrato alcuni ragazzi che, a volto coperto, hanno raccontato il loro stile di vita regolato dalla criminalità.
"A noi ci interessano solo i soldi, da ottenere in ogni maniera - racconta uno di loro -, se capiamo che possiamo fare quei soldi con lo spaccio, spacciamo. Se serve fare delle rapine, rapiniamo. Il carcere? Non ci spaventa, lo mettiamo in conto. Andare a lavorare per poco più di mille euro al mese, in Italia non si vive più, si sopravvive. C'è chi va in giro in Ferrari e chi non ha i soldi per comprare i pannolini al figlio. Non è democrazia questa".
Nelle zone buie della periferia di Piacenza, ci si gioca il territorio con la violenza. La legge di strada ha delle regole ben precise. Su tutte a regnare è quella del rispetto: "Chi sono i nemici? Sono quelli che ci mettono i bastoni tra le ruota negli affari - spiegano i ragazzi intervistati dal programma di Rete 4 -. Siamo tanti, egiziani, marocchini, albanesi: è una guerra". Le armi non vengono nascoste, anzi, mostrate con un certo orgoglio: anche alle telecamere della televisione. Uno di loro mostra un machete da cinquanta centimetri, segno di potere e controllo sul territorio.