sul Gruppo del Sella

Dolomiti, escursionisti sbagliano sentiero e distruggono un rifugio | Il gestore: "Mai successo in 45 anni, è gente senza pazienza"

Renato Costa del Rifugio Franco Cavazza al Pisciadù sul Gruppo del Sella ha denunciato su Facebook l'accaduto: "Se la sono presa con il povero cameriere, che aveva solo cercato di aiutarli: con le foto sui social pensano che sia tutto facilmente accessibile"

26 Lug 2025 - 12:18
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Il danneggiamento per un sentiero sbagliato

Dolomiti al centro dell'estate italiana, non solo per via degli influencer, dei tornelli a pagamento e dell'overtourism dei cosiddetti escursionisti della domenica, ma anche per la "gente senza pazienza". Questa la definizione usata per denunciare il danneggiamento del Rifugio Franco Cavazza al Pisciadù sul Gruppo del Sella, dal suo storico gestore, Renato Costa, prima su Facebook con tanto di foto e poi a Il Corriere della Sera. "Questo signore, - è lo sfogo via social di Costa, - dopo avergli spiegato quale sentiero prendere per scendere, come sembra ha sbagliato, così per ringraziarci è tornato al rifugio, fuori di sé, e oltre a danneggiare la porta, ci ha anche insultato. Una vergogna. I visitatori non hanno più pazienza".

 Come ricostruisce Il Corriere della Sera, tutto è successo in pochi minuti. Protagonisti della vicenda la coppia di turisti irlandesi che aveva trascorso la notte proprio in rifugio e che al mattino, su consiglio dello staff, si era incamminata verso valle lungo il sentiero ben segnalato.

Ma per la nebbia hanno imboccato un altro percorso, più impegnativo. Tornati indietro stanchi e frustrati, l'uomo ha completamente perso il controllo, distruggendo l'ingresso del rifugio e aggredendo un cameriere. "Non ci volevo credere, non è mai successo in 45 anni - ha riferito Costa a Il Corriere. - Quell’uomo era fuori di sé: la coppia ha sbagliato sentiero e se l'è presa con il povero cameriere. E meno male che non era da solo, perché rischiava grosso".

Con l'amara conclusione: "Le persone quest'anno non hanno pazienza. Forse non sanno dove vanno: vedono le foto sui social e pensano che sia tutto facilmente accessibile. Ma qui siamo in montagna. Non si arriva in macchina, si sale a piedi". "La strada per venire da noi non è semplicissima - sottolinea Costa. E chi arriva deve saperlo: così magari la gente sarebbe consapevole e non arrabbiata".

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