Dopo oltre sei mesi ai domiciliari, l'imprenditore milanese ottiene la revoca. L'annuncio fatto da Giuseppe Cruciani su Instagram. Obbligo di dimora a Milano, mentre a ottobre si terrà l’udienza per i patteggiamenti
Davide Lacerenza è tornato in libertà. Il titolare della nota "Gintoneria" di Milano ha lasciato gli arresti domiciliari dopo oltre sei mesi di detenzione, a seguito della decisione del giudice del tribunale meneghino che ha revocato la misura cautelare nel tardo pomeriggio del 25 settembre. A rendere pubblica la notizia è stato Giuseppe Cruciani, con un post pubblicato sul suo profilo Instagram in cui ha annunciato la fine della misura restrittiva. L'imprenditore, volto noto della movida milanese, è attualmente indagato per autoriciclaggio, sfruttamento della prostituzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Il giudice ha disposto la revoca della misura cautelare dei domiciliari, ma ha confermato l’obbligo di dimora nel Comune di Milano. Un passaggio che ridimensiona la portata delle restrizioni, pur lasciando in piedi parte del quadro cautelare a carico dell’imprenditore. La vicenda giudiziaria, che ha coinvolto anche l'ex compagna Stefania Nobile, ha messo sotto i riflettori uno dei locali più discussi degli ultimi anni, già oggetto di provvedimenti amministrativi per motivi di ordine pubblico.
Imprenditore e volto noto della nightlife milanese, Davide Lacerenza è salito alla ribalta come gestore de "La Gintoneria di Davide", un locale di tendenza situato in via Napo Torriani, nei pressi della Stazione Centrale di Milano. Il 4 marzo scorso è stato arrestato insieme alla sua ex compagna Stefania Nobile. Le autorità lo hanno accusato di aver gestito un sistema complesso che, secondo la Procura, avrebbe incluso prostituzione, traffico di droga e movimentazione illecita di denaro.
Secondo quanto emerso dalle indagini, Lacerenza sarebbe stato al centro di una rete di frequentatori del locale disposti a spendere cifre considerevoli - in alcuni casi superiori al milione di euro in tre anni - per servizi che andavano ben oltre l'intrattenimento. Le accuse mosse nei suoi confronti hanno portato all'immediata applicazione della misura cautelare dei domiciliari, poi protrattasi per oltre sei mesi.
L'inchiesta, condotta dalla procura di Milano, ipotizza che Lacerenza abbia utilizzato i proventi di attività illecite per finanziare il proprio stile di vita e per alimentare il giro d'affari del suo locale. Tra le accuse principali figurano l'autoriciclaggio - ovvero l'utilizzo di capitali derivanti da attività illecite -, lo sfruttamento della prostituzione e lo spaccio di sostanze stupefacenti.
Dagli atti emergono particolari inquietanti: clienti del locale avrebbero ricevuto a domicilio bottiglie di pregio, cocaina e escort, in pacchetti personalizzati e con pagamenti tracciati. Anche durante i domiciliari, alcuni bonifici indirizzati a Lacerenza avrebbero destato l'attenzione degli inquirenti. La documentazione raccolta include testimonianze, intercettazioni e riscontri bancari.
Nel pomeriggio del 25 settembre, intorno alle 17:30, il giudice ha disposto la revoca della misura degli arresti domiciliari, accogliendo – almeno parzialmente – le istanze della difesa. La decisione è stata motivata da una nuova valutazione del quadro cautelare, che ha incluso anche lo stato di salute dell'imprenditore. Durante la detenzione domiciliare, Lacerenza era stato infatti colpito da un sospetto ictus nella notte del 1° aprile, episodio che aveva richiesto un ricovero ospedaliero.
Nonostante il venir meno della detenzione domiciliare, il giudice ha mantenuto una restrizione importante: Lacerenza non potrà uscire dai confini del Comune di Milano. Tale obbligo è finalizzato a garantire il controllo sul soggetto in attesa delle prossime fasi del procedimento penale.
Per Lacerenza e Stefania Nobile è già stata fissata un’udienza davanti alla gip Marta Pollicino per il prossimo 15 ottobre, in cui si discuteranno i patteggiamenti. Lacerenza ha chiesto di patteggiare 4 anni e 8 mesi, con un risarcimento da centinaia di migliaia di euro in bottiglie di champagne e altri alcolici sequestrati durante le indagini. Nobile ha chiesto una pena di 3 anni, già alleggerita a giugno con la revoca dei domiciliari, e con la possibilità di lavori di pubblica utilità. La procura, con la pm Francesca Crupi, ha dato parere favorevole agli accordi.
In caso di accoglimento da parte del giudice, Lacerenza - che ha già sofferto una lunga misura cautelare - si vedrebbe ridurre il periodo effettivo di pena residua a meno di quattro anni. Ciò potrebbe consentirgli di accedere all’affidamento in prova ai servizi sociali. Per Nobile, la pena di tre anni aprirebbe invece la strada ai lavori di pubblica utilità, come già avvenuto in passato dopo la condanna per associazione per delinquere e truffa legata al caso delle televendite.
Parallelamente all'indagine giudiziaria, la Gintoneria è stata oggetto di un provvedimento amministrativo da parte della Questura di Milano. Il 21 marzo scorso, il questore Bruno Megale ha disposto la revoca della licenza del locale, definendolo una "situazione obiettivamente pericolosa e intollerabile per l'ordine pubblico".
Non era la prima volta che la Gintoneria finiva sotto osservazione: già in passato, la struttura era stata oggetto di due sospensioni temporanee ai sensi dell'articolo 100 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (Tulps). La revoca definitiva ha sancito la chiusura dell'attività, almeno per il momento.