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Da Cogne ad Aymavilles, quando il delitto è in famiglia

Sono passati quasi 17 anni dal giorno in cui il piccolo Samuele Lorenzi, di tre anni, venne ammazzato con una serie di colpi alla testa

Da Cogne ad Aymavilles, quando il delitto è in famiglia - foto 1
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Dal delitto di Cogne a quello di Aymavilles, passando per l'annegamento di due bambini a Montjovet: sono fin troppo numerosi i casi di mamme assassine, autrici del più efferato dei delitti contro i loro stessi figli.

Sono passati quasi 17 anni dal giorno (30 gennaio 2002) in cui il piccolo Samuele Lorenzi, di tre anni, venne ammazzato con una serie di colpi alla testa a Cogne. Per quell'omicidio è stata indagata e poi condannata la madre della vittima, Annamaria Franzoni.

Bolognese trapiantata ai piedi della Grivola, la Franzoni è stata condannata a 16 anni di carcere. Dal 2014 è in detenzione domiciliare e dal prossimo luglio tornerà libera. Il caso Cogne spaccò l'Italia in due: da una parte gli innocentisti, dall'altra i colpevolisti. La procura di Aosta fu presa d'assalto dai giornalisti, dando luogo a una campagna mediatica che durò anni. Sono stati versati fiumi di inchiostro mentre psicologi, criminologi, medici legali e cronisti diventarono ospiti fissi dei talk show in cui fu passato in rassegna ogni aspetto della tragica vicenda.

Tra la villetta di Montroz alla casa nel borgo di Aymavilles dove viveva Marisa Charrere, l'infermiera che ha ucciso con un'iniezione letale i figli prima di togliersi la vita, ci sono 20 chilometri. Un quarto d'ora di auto lungo la tortuosa strada che dalla nota località turistica porta sul fondo valle. Due belle famiglie, affiatate, appassionate di montagna, unite da un tragico destino.

Lo stesso vale per Olga Cerise, di Montjovet, paesino a pochi chilometri da Saint-Vincent. Il 24 giugno 2002 annegò i figli - uno di quattro anni e l'altro di soli 21 giorni - in un laghetto a Brissogne. Era appena andata a trovare i genitori. Quello che era sembrato un drammatico incidente alla fine si rivelò un gesto volontario: "Sono stata io, in un momento di follia. Volevo morire con loro", confessò al giudice la donna, all'epoca trentunenne. Prima ha fatto entrare nell'acqua il figlio più grande, poi si è lanciata con quello più piccolo. Notando la scena, un passante si tuffò e riuscì a tirarla fuori dal laghetto ma per i bambini non c'era più nulla da fare. All'origine del gesto profondi dissidi con il marito.