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Covid, Gimbe: "Sanatoria per i no vax è un'amnistia diseducativa e anti-scientifica"

"Discontinuità non sia un mero smantellare le misure in atto". Mascherine, Lombardia e Campania decidono una linea diversa dal governo


Covid, Gimbe: "Sanatoria per i no vax è un'amnistia diseducativa e anti-scientifica" - foto 1
Ansa

E' polemica sulle misure anti Covid.

Per Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, "il reintegro dei sanitari non vaccinati contro e le 'sanatorie' per i no vax rappresentano un'amnistia anti-scientifica e diseducativa". In particolare Cartabellotta critica la proposta del Mef di una sospensione fino al 30 giugno 2023 delle multe per gli over50 che non hanno rispettato l'obbligo vaccinale.

"Discontinuità non sia uno smantellare le misure anti Covid in essere" - "La parola d'ordine 'discontinuità' - spiega Cartabellotta in una nota - è assolutamente legittima in una repubblica democratica ma deve essere utilizzata anche per migliorare tutto quello che il governo precedente non è riuscito a fare. Al momento, invece, la discontinuità sembra ridursi a un mero smantellamento delle misure in atto e a una vera e propria 'amnistia' nell'illusorio tentativo di consegnare la pandemia all'oblio, ignorando le raccomandazioni delle autorità internazionali di sanità pubblica".

 

 

Le conseguenze della sanatoria - Rispetto allo stop dell'obbligo vaccinale per il personale sanitario e il reintegro dei sanitari no vax sospesi, a partire dal 1 novembre, "il potenziale impatto in termini di sanità pubblica sarebbe modesto, sia perché la misura viene anticipata di soli due mesi rispetto alla scadenza fissata, sia perché riguarda un numero esiguo di professionisti. Ben diverso - rileva Cartabellotta - è però l'impatto in termini di percezione pubblica di questa 'sanatoria' e delle relazioni con la stragrande maggioranza dei colleghi che si sono vaccinati per tutelare la salute dei pazienti e la propria, anche al fine di garantire la continuità di servizio".

 

"Si lancia un messaggio profondamente anti-scientifico - Peraltro, continua, "al di là di una scelta individuale incompatibile con l'esercizio di una professione sanitaria, si tratta di persone che hanno spesso seminato disinformazione pubblica sui vaccini. Se da un lato il loro reintegro lancia un messaggio profondamente anti-scientifico, va tuttavia ricordato che a livello locale possono essere stabilite disposizioni per affidare ai professionisti no vax reintegrati - conclude - attività diverse da quelle clinico-assistenziali, senza configurare demansionamento".

 

 

"Rendere permanente l'obbligo di mascherine negli ospedali" - Cartabellotta chiede anche che l'obbligo delle mascherine in ospedale e nelle RSA si "reso permanente, indipendentemente dalla pandemia in corso, al fine di proteggere al meglio le persone più vulnerabili da infezioni respiratorie di qualsiasi natura. E l'utilizzo di questo dispositivo, come indicato dalle autorità internazionali di sanità pubblica, è raccomandato in tutti gli ambienti al chiuso affollati e/o poco areati".

 

Lombardia e Campania decidono una linea diversa dal governo - Sulle mascherine alcune Regioni hanno deciso di seguire linee strategiche diverse da quelle dell’esecutivo. La Campania ha disposto la conferma dell'obbligo delle mascherine per il personale medico, sanitario e per i visitatori delle strutture ospedaliere e nelle Rsa. L'ordinanza entrerà in vigore dal 1 novembre. 

 

La Cabina di Regia epidemiologica della Regione Lombardia, riunitasi su disposizione della vicepresidente ed assessore al Welfare, Letizia Moratti, ha dato l'indicazione di mantenere l'uso della mascherina per chi lavora o accede alle strutture sanitarie e sociosanitarie della Regione. La Cabina di Regia ha fornito infatti la forte raccomandazione, supportata da evidenze scientifiche consolidate, di mantenere l' utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie - cioè mascherine almeno chirurgiche - nelle strutture sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali, con particolare attenzione ai visitatori, ai lavoratori e alle situazioni di utenti in attesa di prestazioni, come ad esempio sale di attesa ambulatoriali e pronto soccorso.

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