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Coronavirus, a scuola gli studenti arrivati dalla Cina senza sintomi | I presidi: "Timori diffusi, urgono indicazioni"

Zaia: "Non è giustificata la chiusura degli istituti". La comunità cinese di Roma: "Chi torna si autoisola". Lʼappello dellʼUnione Giovani italo-cinesi: "Non fateci tornare estranei, non trattateci come dei virus"

Coronavirus tra paura e mascherine: la malattia che spaventa il mondo intero

Non c'è nessuna preclusione a frequentare la scuola per gli studenti che sono arrivati in Italia dalla Cina senza sintomi del coronavirus. Lo dispone la circolare del ministero della Salute e dell'Istruzione, che sarà diffusa lunedì. E intanto l'Unione Giovani italo-cinesi lancia il suo appello su Facebook affinché l'emergenza coronavirus "non ci faccia diventare di nuovo estranei". "Non trattateci come dei virus", scrivono sul social. 

La circolare, che verrà trasmessa alle direzioni scolastiche, interesserà oltre alle scuole primarie e secondarie, alle università anche le comunità infantili. Riguarderà tutti coloro che sono tornati in Italia dalla Cina e che non presentano sintomi. Stessa indicazione anche per i luoghi di lavoro.

 

Zaia: "Non è giustificata la chiusura delle scuole"  Secondo il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, intervenuto in conferenza al fianco di Francesca Russo, dirigente della direzione di prevenzione regionale, "non è giustificata la chiusura delle scuole. Questo non vuol dire che si vuol minimizzare quanto accade". Il governatore ha rivolto un appello a tutti coloro che risiedono e che arrivano in Veneto a "seguire le norme comportamentali" emanate dalle autorità di competenza, "senza però farsi prendere dalla paura, perché siamo sul pezzo".  "Si può comprendere l'apprensione dei genitori - ha sottolineato - ma non ci deve essere fobia per gli studenti o persone asintomatiche. Quindi possono frequentare la scuola o andare al lavoro".

 

Associazione presidi: "Timori diffusi, urgono indicazioni" Sulle preoccupazioni legate all'insorgenza del coronavirus è intervenuto anche Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale presidi, che ha inviato una lettera al ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina: "Ci sono alcuni casi di alunni/studenti che si son o recati in Cina di recente e questo sta alimentando l'insorgenza di timori diffusi - si legge -. Le chiedo pertanto di diramare al più presto delle indicazioni precise affinché le scuole adottino comportamenti corretti e omogenei su tutto il territorio nazionale".  

 

Comunità cinese di Roma: "Chi torna si autoisola" "È giustificata la paura del coronavirus che non riguarda solo gli italiani, ma anche noi cinesi. In Italia al momento ci sentiamo abbastanza tranquilli. Chi di noi della comunità cinese in questo periodo è riuscito a ritornare in Italia, spontaneamente, ha deciso di autoisolarsi per due settimane, per senso di responsabilità verso l'Italia". Lo riferisce Lucia King, esponente della Comunità cinese di Roma.

 

Giovani italo-cinesi: "Non trattateci come dei virus" "Sono il solito italo cinese che fa parte della tua vita, che è andato a scuola con te, che ti ha passato il compito di matematica all'esame, che giocava con te a calcio, che ti serve cappuccino e brioche tutte le mattine, che ama la moda italiana, che tifa Valentino Rossi, che ama pù la pizza del pollo con le mandorle, quindi non trattarmi come un virus". Così su Fb un appello dell'Unione Giovani Italo Cinesi, con sede a Osmannoro (Firenze), contro discriminazioni stimolate dall'emergenza coronavirus. Lo ha firmato Massimiliano Martigli Jjiang, nato in Cina ma dall'età di 7 anni in Italia. "Il pregiudizio e la diffidenza ci farà diventare di nuovo estranei, estranei che non siamo, perché siamo umani, uguali a quelli che ogni giorno lottano per ottenere una serena vita e sprazzi di felicità qui in Italia. Non cambiare le tue abitudini.

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