Claudio Scazzi: "Misseri? Non ho rancore, ma mia sorella Sarah poteva essere salvata"
Lo zio Michele Misseri, accusato di aver soppresso il cadavere della giovane, uscirà in anticipo dal carcere
Claudio Scazzi, il fratello maggiore di Sarah, la 15enne uccisa e gettata in un pozzo nell'agosto del 2010 ad Avetrana, commenta la notizia della zio Michele Misseri che uscirà in anticipo dal carcere (a fine febbraio).
Misseri è accusato di aver soppresso il cadavere della giovane. "Non nutro rancore ma non potrò mai perdonarlo perché se avesse chiamato i soccorsi quando ha trovato mia sorella forse non sarebbe volata in cielo", spiega. Lo zio si è sempre accusato dell'omicidio. "È smentito dalle sentenze".
Claudio Scazzi ripercorre quei tragici giorni. "Ho dovuto prendere le redini della famiglia - racconta a Il Corriere della Sera - . I miei genitori erano piegati dal dolore". Diversi i momenti chiave che hanno scandito questi anni di dolore. "L'aver ritrovato il corpo di mia sorella avendo un posto dove portarle un fiore, l’aver stabilito come e chi l'ha uccisa, le condanne". E infine "le sentenze definitive mi hanno dato certezze".
Sarah "era solare, amava stare in compagnia. Andava bene a scuola e aveva tanti sogni". Claudio salutò per l'ultima la sorella "tre giorni prima che fosse uccisa. Ci salutammo così perché dovevo tornare a Milano"
Michele Misseri, condannato a 8 anni di reclusione per soppressione di cadavere e inquinamento delle prove, si è visto ridurre la detenzione di circa 400 giorni per buona condotta e potrà beneficiare della norma 'svuotacarceri', che gli permetterà di tornare in libertà oltre un anno prima del termine, previsto nella seconda metà del 2025. L'uomo si è sempre autoaccusato dell'omicidio. Secondo la ricostruzione dell'accaduto emersa dal processo, Misseri sarebbe intervenuto solo dopo la morte di Sarah Scazzi e sarebbe stato incaricato da moglie e figlia di nascondere il corpo, che fu poi ritrovato in una zona di campagna. Il ritrovamento fu possibile solo dopo la sua confessione dell'omicidio, quando l'agricoltore indicò agli investigatori il luogo esatto.
Accusate per il delitto, invece, furono la moglie Cosima Serrano e la figlia Sabrina Misseri, condannate poi all'ergastolo.
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