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Ciccio e Tore, la mamma chiede la riapertura del caso: "Accanto ai loro corpi una boccetta di ansiolitico"

I piccoli furono ritrovati in un pozzo cisterna di un palazzo abbandonato il 25 febbraio 2008, la madre: "Crediamo ci siano responsabili"

Ciccio e Tore, la mamma chiede la riapertura del caso: "Accanto ai loro corpi una boccetta di ansiolitico" - foto 1
-afp

Una nuova istanza per riaprire il caso dei due fratellini di Gravina, Francesco e Salvatore Pappalardi i cui corpi furono ritrovati in un pozzo nel febbraio 2008.

A presentarla in Procura a Bari, la mamma di Ciccio e Tore, Rosa Carlucci, che in un'intervista al Corriere del Mezzogiorno dice: "Mi auguro che questa volta il procuratore Roberto Rossi, dopo le nostre esistenza, faccia luce sul caso: i colpevoli ci sono ed è giusto che su Ciccio e Tore venga fatta giustizia. Siamo fiduciosi".

Ciccio e Tore, la mamma chiede la riapertura del caso: "Accanto ai loro corpi una boccetta di ansiolitico" - foto 2
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"Riaprire le indagini"

 Da anni la donna, insieme alla figlia Filomena, si batte per la riapertura delle indagini. È convinta che i due fratellini "furono costretti o indotti" alle 23.30 del giorno della scomparsa a recarsi in quel posto abbandonato, la "casa dalle 100 stanze", dove i corpi dei due fratellini di 11 e 13 anni furono ritrovati in fondo a una cisterna, quasi due anni dopo la loro scomparsa. L'ipotesi per la quale viene chiesta la riapertura del caso è l'omicidio, perché - a quanto viene riferito - "altri reati sarebbero frattanto prescritti". 

"Sulla base dei nostri accertamenti riteniamo che fossero in quel rudere tra le 23.30 e mezzanotte, e non alle 20 come sostenuto nelle indagini di allora.- afferma Rosa Carlucci -Ma non sarebbero mai rimasti in giro fino a tardi, e soprattutto non lo avrebbero fatto da soli. Poi c’è quella boccetta di tranquillante trovata accanto ai loro corpi, ignorata negli anni passati ma riconducibile a contesti vicini alla loro quotidianità. Furono costretti ad andare lì da qualcuno che li vide cadere e non chiamò i soccorsi, ne siamo convinti".

 

Il giallo del tranquillante

 "Noi non puntiamo il dito contro nessuno, e con questa istanza offriamo degli spunti perché pensiamo che le indagini vadano riaperte", spiega l’avvocato Giovanni Ladisi che, con il consulente Rocco Silletti, assiste le due donne. Sono tre, secondo il legale, i punti ancora da chiarire su questa vicenda. Oltre all'orario della caduta nella cisterna, come spiegato al Corriere del Mezzogiorno dalla mamma dei bambini e al giallo della boccetta di ansiolitico trovata accanto ai cadaveri, ci sono dichiarazioni raccolte da parte di diverse persone, sentite sia nel processo penale, poi archiviato, e nel civile. Parole che sembrano far emergere alcune contraddizioni.

 

L'arresto del padre

 "In casa ho ancora delle foto di Ciccio e Tore, sono in bella vista nel salotto. Quando le vedo sembra mi sorridano, come se volessero ringraziarmi per quello che stiamo facendo" dice Rosa Carlucci. Dopo la scomparsa dei fratellini, il 27 novembre 2007, fu arrestato il loro papà Filippo Pappalardi per duplice omicidio e occultamento di cadavere. Si trattò però di un grave infortunio investigativo: l'uomo fu scarcerato dopo cinque mesi e la sua posizione fu archiviata. In passato sono state già avviate nuove indagini sulla vicenda, ma si sono concluse con l'archiviazione confermata dalla Cassazione.  Per l’ingiusta detenzione e i danni morali subiti, l’uomo è stato risarcito con 65mila euro.

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