DOPO IL WEST NILE

Chikungunya, "caso zero" nel Bolognese: scattano le misure di prevenzione in Emilia-Romagna e Veneto

Secondo l'Iss in Italia si sono registrati 96 casi di dengue e 30 di Chykungunya nel 2025, la maggioranza associati a viaggi all'estero

26 Lug 2025 - 15:50
 © ansa

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C'è il "caso zero" di virus Chikungunya in Italia: è stato identificato e confermato a Bentivoglio, nel Bolognese. Si tratta di un paziente rientrato da un viaggio in una zona a rischio. Secondo le autorità sanitarie, è il caso indice, il cosiddetto “caso zero” che ha fatto partire una serie di azioni previste dal Piano regionale di sorveglianza e controllo: per contenere l’eventuale diffusione del virus, sono state predisposte misure di profilassi, tra cui interventi di disinfestazione mirata nelle aree interessate, compatibilmente con le condizioni meteorologiche. L’AUSL ha inoltre coinvolto i medici della medicina territoriale, sottolineando l’importanza della collaborazione tra istituzioni sanitarie e autorità locali. E' allerta anche in Veneto: ordinanza di emergenza nel Comune di Rovigo.

Disinfestazione straordinaria a Rovigo e Piacenza

 Dato che la persona contagiata dal virus ha soggiornato per un periodo significativo nel centro di Rovigo, il Comune veneto ha predisposto un’ordinanza d’emergenza, avviando una disinfestazione straordinaria nella zona del Conservatorio “Francesco Venezze”. Situazione analoga anche a Piacenza, dove per la segnalazione di un possibile caso di Chikungunya è stato attivato un protocollo emergenziale. L’effettiva conferma del caso sospetto è attesa nelle prossime ore.

Il quadro nazionale: sorveglianza attiva dell’Iss

 Secondo l’Istituto Superiore di Sanità (Iss), dal 1° gennaio al 22 luglio 2025 in Italia sono stati registrati 96 casi di dengue e 30 di Chikungunya, nessuno dei quali ha avuto esito letale. La stragrande maggioranza dei casi è legata a viaggi all’estero, in particolare verso aree endemiche come il Sud America, l’Africa e il Sud-Est asiatico. L’Iss ricorda che le due malattie rientrano tra le arbovirosi, infezioni trasmesse da vettori come zanzare o zecche e che il sistema di sorveglianza attivo in Italia monitora costantemente queste patologie, includendo anche Zika, West Nile, Usutu, encefalite da zecca e virus Toscana. In Italia, il bilancio ufficiale al 22 luglio parla di 30 casi confermati di Chikungunya nel 2025. Di questi, 29 sono legati a viaggi all’estero, mentre uno è autoctono. Il dato preoccupa perché segnala il rischio di trasmissione locale del virus. L’Istituto Superiore di Sanità monitora anche altri virus veicolati da zanzare: sono già 96 i casi di Dengue registrati da inizio anno, tre dei quali trasmessi sul suolo italiano.

Chikungunya: come si trasmette, i sintomi, le cure

 La Chikungunya è una malattia virale di origine tropicale trasmessa all’uomo dalla puntura di zanzare infette del genere Aedes, in particolare la zanzara tigre (Aedes albopictus), ormai presente anche in molte aree urbane italiane. Il virus non si trasmette da persona a persona. Dopo un’incubazione media di 4-8 giorni, la malattia esplode con febbre alta, dolori articolari anche invalidanti, eruzioni cutanee, nausea, affaticamento e, in alcuni casi, complicazioni neurologiche o cardiache. Non esiste una cura specifica né un antivirale efficace: si trattano i sintomi con antipiretici, analgesici e molto riposo. I vaccini esistenti sono ancora poco diffusi.

L'allarme dell'Oms e le linee guida

 Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la nuova ondata globale è partita nei primi mesi del 2025 da La Réunion, un’isola francese nell’Oceano Indiano, dove un terzo della popolazione è risultato infettato. Da lì, il virus ha viaggiato in Madagascar, Kenya, India, Sud-est asiatico. E, ora, anche in Europa. In Francia si contano già 833 casi importati e almeno 12 focolai autoctoni di trasmissione locale, concentrati soprattutto nel Sud del Paese. Sarebbero almeno 5,6 miliardi le persone che vivono in zone potenzialmente a rischio.

L'Oms invita a fare attenzione alle punture di zanzare e ai sintomi che ne seguono. Più a rischio e da monitorare i pazienti anziani, ma anche i neonati. I sintomi sono difficili da individuare in soggetti piccoli o fragili, perché comuni ad altri virus comuni. 

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