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È uno dei luoghi simbolo del patrimonio lombardo, visitato ogni anno da oltre 100mila persone
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Dopo quasi 60 anni, i monaci cistercensi della Congregazione Casamariensis lasceranno il complesso monumentale della Certosa di Pavia, dove risiedono in forma stabile dal 1968. Il santuario, uno dei capolavori dell'arte tardo-medievale e rinascimentale in Lombardia, dal primo gennaio 2026 verrà gestito dal ministero della Cultura attraverso la Direzione regionale Musei nazionali Lombardia.
"Abbiamo fatto il possibile per convincere i monaci a restare, ma al di là dei tentativi di persuasione la decisione non competeva a noi - dichiara Rosario Maria Anzalone, direttore dei Musei statali lombardi -. Il nostro obiettivo è adesso non soltanto garantire continuità nella cura e valorizzazione di questo straordinario complesso, ma soprattutto di migliorarne le condizioni di accesso e fruizione, ampliando l'orario di apertura e introducendo un biglietto di ingresso. Quest'ultimo contribuirà a sostenere i non trascurabili oneri di gestione che, in un sito attualmente sprovvisto di personale di vigilanza ministeriale, includono anche i costi per il servizio di accoglienza e custodia".
Il vescovo di Pavia, monsignor Corrado Sanguineti, sta cercando un'altra comunità religiosa per consentire la celebrazione della messa la domenica. La decisione di far partire i pochi monaci rimasti, quasi tutti anziani, dalla Certosa è stata presa dalla loro Congregazione: saranno trasferiti all'abbazia di Casamari (Frosinone). La Certosa di Pavia è uno dei luoghi simbolo del patrimonio lombardo, visitato ogni anno da oltre 100mila persone. È stata dichiarata monumento nazionale nel 1866.