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Caso Moro, la figlia: "Mentre i brigatisti erano in vacanza, noi vittime ignorate"

La primogenita del leader della Democrazia cristiana rapito e ucciso nel 1978 chiede allo Stato il risarcimento dei danni "morali e materiali"

Dopo l'arresto di Cesare Battisti a conclusione di una latitanza durata quasi 40 anni, a riaprire le pagine buie degli anni di Piombo è Maria Fida Moro, figlia del leader Dc Aldo, rapito e ucciso dalle Brigate rosse il 9 maggio del 1978.

Con un video pubblicato online, annuncia una causa di risarcimento contro lo Stato: "Insieme a mio figlio Luca ho dato mandato al nostro legale, avvocato Valerio Vartolo, di intraprendere una serie di azioni legali nei confronti dello Stato italiano per i danni innumerevoli e ingiustificati, morali e materiali riguardanti il caso Moro".

"Mentre ex brigatisti facevano i vacanzieri in giro per il mondo noi vivevamo una solitaria agonia a oggi lunga quarantuno anni. Lo Stato italiano deve essere chiamato pesantemente in causa a rispondere delle proprie "inadempienze". Le vittime sembrano proprio non interessare allo Stato tranne che per qualche applauso nelle ricorrenze di rito". Il riferimento è alla latitanza agiata di Cesare Battisti, e ad Alessio Casimirri, membro del commando di via Fani, a oggi latitante in Nicaragua, probabilmente incluso nella lista di 30 terroristi dei quali il governo vorrebbe chiedere l'estradizione.

Molto dura anche la chiusa del video che dura poco meno di un minuto: "Lo Stato non si è limitato a voltarci le spalle, ma ci ha trattato - nel migliore dei casi - con indifferente sufficienza. È dunque giunta l'ora che questo Paese - che era anche il nostro - faccia la figura orribile che si merita agli occhi di tutto il mondo".