Il giudice ha dato ragione alla donna, condannando l'Enpa di Montagna in Valtellina a prendere provvedimenti. Gli stalli devono passare da 16 a 5, con una multa da 1.500 euro per ogni mese di mancato adeguamento
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Tutto inizia tre anni fa. Una donna, che abita nei pressi di un rifugio per cani abbandonati a Montagna in Valtellina decide che non ne può più: quei latrati continui le stanno impedendo il riposo e la normale vita quotidiana. Decide quindi di procedere per vie legali, portando in tribunale l'Enpa. Ne scaturisce una lunga battaglia legale che partorisce il primo esito: il Tribunale di Sondrio ha disposto infatti che il canile dovrà chiudere quanto prima 11 dei suoi 16 box, con soli cinque che, dunque, potranno rimanere attivi. Una decisione forte quella della giudice monocratica, che comunque non ha smesso di far discutere le parti in causa.
"Un rifugio per cani non è solo un ricovero: è una casa, un presidio sociale, un punto di riferimento per chi crede nella tutela degli animali. In particolare nei mesi estivi quando cresce il rischio di abbandoni. E c'eravamo da anni in quell'area prima dell'arrivo della denunciante", si è difesa al Corriere della Sera Sara Plozza, presidente di Enpa, sezione provinciale di Sondrio, che ha già depositato al Collegio dei giudici un reclamo contro la misura urgente. La riduzione immediata degli animali presenti nella Struttura zoofila di Montagna in Valtellina sarebbe infatti particolarmente complessa da attuare, soprattutto nei tempi prescritti, in questo periodo dell'anno. "Dove dovremmo collocare gli altri cani in pieno agosto, con i rifugi stracolmi a causa dell'aumento estivo degli abbandoni?", ha chiesto retoricamente Plozza definendo la sentenza "ingiusta e sproporzionata". Va inoltre tenuto presente che la chiusura degli stalli è stata ordinata per il prima possibile, con l'imposizione di una multa giornaliera di 50 euro (1.500 euro al mese) da corrispondere alla vicina, per ogni giorno di mancato rispetto della misura.
La posizione della donna, che denunciava l'impossibilità di vivere una vita normale nei pressi della struttura, è stata suffragata da una relazione di parte che ha attestato come, secondo quanto riportato nella sentenza del Tribunale di Sondrio, i rumori fossero effettivamente superiori al livello di normale tollerabilità. Certi dati comunque sono fortemente contestati dall'Enpa. Il tribunale aveva infatti disposto una consulenza tecnica d’ufficio con rilievi fonometrici, che però secondo l'associazione è stato limitato a due sole giornate di monitoraggio, una nel 2023 e una nel 2024, a fronte delle sette decise inizialmente. Nonostante i numeri medi fossero poi pari a 46 decibel (quindi sotto la soglia di legge), fanno presente dal canile, ci si sarebbe tuttavia appellati per la sentenza alla sola misurazione di maggio 2024 in cui effettivamente si è registrato un picco di rumore. Picco che sarebbe ad ogni modo, secondo l'Enpa, figlio di circostanze particolari: "Con una torcia puntata sugli occhi di un cane e forti urla, si è entrati di notte nella Struttura con il cane della vicina, provocando una reazione degli animali”.
Intanto l'altro tribunale, quello effimero dei social, si è come spesso capita diviso tra chi prende le parti della donna e chi decide di schierarsi dalla parte degli animali. Quest'ultima fazione in realtà non si è comunque limitata solo a dare il suo appoggio virtuale al canile, sostenendolo anche con la sottoscrizione di una petizione che chiede l'annullamento della decisione del Tribunale di Sondrio. In poche ore istanza ha già raccolto ben più di mille adesioni. Il canile ha da parte sua fatto sapere che comunque proverà a fare un passo per pacificare la situazione, provvedendo a installare delle barriere fonoassorbenti in grado di ridurre il disagio provocato da eventuali latrati.