Il caso

Clochard ucciso a Pomigliano d'Arco, un residente: "Gli lanciavano pietre mentre dormiva"

È stato ucciso da due giovani. Il brutale pestaggio è stato ripreso da alcune telecamere di sorveglianza. I carabinieri, che indagano sull'accaduto, stanno visionando decine di immagini per risalire agli autori

21 Giu 2023 - 08:28
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Il clochard ucciso di botte a Pomigliano d'Arco (Napoli), il 43enne ghanese Frederick Akwasi Adofo, era stato "preso di mira" da "alcuni giovani già diversi mesi fa". È quanto ha raccontato una residente. "Un tizio gli diede un colpo di mazza in testa fino a farlo sanguinare" è invece la testimonianza di un altro abitante del posto. E non è tutto. “Gli lanciavano le pietre mentre dormiva. A volte lo facevamo entrare nei nostri appartamenti per proteggerlo, per pulirlo. Gli portavamo da mangiare" è il racconto di un altro pomiglianese. Lo riporta Il Messaggero

La storia di Frederick: sopravvissuto a un lager libico e al viaggio in barcone verso l'Italia - Frederick era sopravvissuto al viaggio verso l'Italia dal Ghana, passando nel deserto del Sahara, imprigionato poi in un lager libico, per poi salire su un barcone e attraversare il Mediterraneo. Era in Italia da oltre dieci anni. Nel 2012, era stato ospitato insieme a un'altra cinquantina di migranti in un albergo della città in attesa dell'asilo politico. Aveva anche conseguito a Pomigliano il diploma di scuola media.  

Il caso - Frederick è stato ucciso da due giovani che lo hanno pestato nella notte tra domenica e lunedì fino a lasciarlo agonizzante a terra. Alcuni residenti lo hanno trovato la mattina dopo e portato in ospedale, a Nola, ma era in fin di vita. Non c'è stato nulla da fare. Il brutale pestaggio è stato ripreso da alcune telecamere di sorveglianza, che hanno immortalato la violenza. I carabinieri, che indagano sull'accaduto, stanno visionando decine di immagini per risalire agli autori.

Le testimonianze - Quelli che lo hanno portato alla morte non erano però i primi calci, pugni e spintoni subiti, così come testimoniato dai racconti sopracitati, da altri cittadini e da un biglietto lasciato sulla panchina di fronte a un supermercato in via Gramsci, dove il 43enne sostava per chiedere l'elemosina. È successo già altre volte - è scritto sulla nota anonima - e nessuno di noi ha mai fatto qualcosa perché non arrivasse il peggio. Purtroppo il peggio è arrivato. Perdonaci se puoi".  

Il ricordo dei pomiglianesi - Su quella stessa panchina, i cittadini stanno lasciando fiori, ceri, pupazzi, lettere e messaggi. "Era buono, aveva il vizio di bere, ma non faceva male a nessuno. Ricordava i nomi, e augurava a tutti una buona giornata, che gli dessero qualcosa o meno", ha detto uno di loro. L'uomo, ricorda il parroco della chiesa San Francesco, don Pasquale Giannino, che per giovedì ha organizzato una marcia silenziosa dalla panchina di via Gramsci fino alla parrocchia, spesso dormiva in un sacco a pelo in via Principe di Piemonte, dove è avvenuta l'aggressione, e spesso era supportato dall'aiuto della Caritas parrocchiale, e dai tanti che lui salutava per strada, augurando una buona giornata. "Frederick ha donato a tutti amore - ha detto don Pasquale - sempre col sorriso e senza mai chiedere". 

I cittadini, ora, chiedono per Frederick un funerale degno e meritevole che il sindaco Lello Russo ha assicurato sarà a carico dell'amministrazione comunale. "La nostra città è sempre stata accogliente e generosa - ha affermato Russo - faccio il sindaco da tanti anni, e Pomigliano ha sempre risposto positivamente a quelle che erano le richieste delle persone più sfortunate". Ma intanto dall'opposizione arriva la richiesta di un Consiglio comunale straordinario sul tema della sicurezza, e, al Prefetto di Napoli, della convocazione del comitato per l'ordine e la sicurezza.

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