"Sono abituato così"

Boss della ‘ndrangheta al 41 bis chiede la cena dopo le 22: stop dalla Cassazione

La richiesta di Antonio Piromalli, capo della cosca di Gioia Tauro rinchiuso nel carcere duro di Parma, è stata respinta: fornelli spenti alle 20

23 Ago 2025 - 08:29
 © Da video

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Antonio Piromalli, 53 anni, boss della ‘ndrangheta e capo della cosca di Gioia Tauro, ha cercato di ottenere un privilegio insolito nel carcere di Parma, dove è detenuto in regime di 41 bis: cucinare i suoi piatti dopo le 22. La richiesta, motivata con un laconico “perché così sono abituato”, è stata respinta dalla Suprema Corte di Cassazione, che ha confermato le rigide regole del carcere duro. Niente eccezioni per il rampollo di Peppe Facciazza, noto per il suo passato di controllo sul mercato ortofrutticolo milanese.

Una richiesta fuori dalle regole

 Piromalli, rinchiuso nel penitenziario di via Burla a Parma, aveva chiesto alla direzione del carcere di poter preparare i suoi pasti, come i tipici fusilli con la ‘nduja o la ‘struncatura ammollicata con le acciughe’, ben oltre l’orario stabilito. La sua istanza si basava sulla Carta dei diritti dei detenuti, che garantisce “un’alimentazione adeguata alle condizioni personali” per tutelare salute e dignità. Tuttavia, i giudici del Tribunale di Sorveglianza prima, e della Cassazione poi, hanno ribadito che il regime di 41 bis non consente deroghe. I fornelli si spengono alle 20, è stata la sentenza definitiva, come riportato dal Quotidiano Nazionale.

Il regime di 41 bis: niente privilegi

 Il carcere duro, dunque, non ammette trattamenti di favore. La vicenda di Piromalli richiama alla mente casi del passato, come quello che è stato etichettato come “Gran Hotel Poggioreale”, dove alcuni detenuti di camorra godevano di privilegi inaccettabili, tra aragoste e vini di marca. Episodi considerati eccezioni non più tollerate. La Cassazione ha voluto mandare un messaggio chiaro: il 41 bis non è un resort di lusso, e le regole valgono per tutti, senza eccezioni. Compreso Piromalli, il cui caso è stato chiuso senza lasciare spazio a interpretazioni: le regole del 41 bis sono ferree, e anche un piatto di ‘struncatura non può giustificare deroghe.

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