L'azienda sanitaria chiarisce che l'esame genetico rientra nei tempi medi nazionali per la complessità dell'indagine. La paziente è seguita da un’équipe multidisciplinare
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L'Asl di Lecce ha risposto al caso della tredicenne salentina che, da otto mesi, attende l'esito di un test genetico. Dopo la denuncia della madre, che aveva segnalato ritardi nella refertazione per presunta mancanza di reagenti, l'azienda sanitaria ha precisato che i tempi di attesa sono in linea con quelli medi dei principali laboratori nazionali e internazionali. Secondo quanto riferito dalla direzione, l'indagine molecolare sul gene UGT1A1 rientra in un ampliamento di analisi complesse volte a migliorare il rendimento diagnostico e a individuare eventuali forme rare o atipiche.
L'episodio riguarda una bambina di tredici anni residente nel Salento, sottoposta a un prelievo di sangue lo scorso 27 febbraio per l'esecuzione di un test genetico. A distanza di otto mesi, l'esito non è ancora stato consegnato. In una nota ufficiale, l'Asl di Lecce ha però chiarito che l'attesa non è dovuta alla mancanza di reagenti, come sostenuto dalla famiglia, ma ai tempi tecnici di refertazione. "Le indagini complesse di tipo molecolare – spiega la direzione sanitaria – richiedono in media da sei a dodici mesi per essere completate, in linea con i principali laboratori di riferimento".
Secondo l'Asl, la natura tecnica e interpretativa dell'esame influisce in modo determinante sui tempi di risposta. L'obiettivo dell'indagine è migliorare la precisione diagnostica e rilevare varianti genetiche rare o atipiche. Fonti specialistiche confermano che i test genetici più complessi possono richiedere settimane o anche mesi per la refertazione, a seconda delle metodologie utilizzate e del grado di approfondimento richiesto. In questo contesto, un'attesa di otto mesi risulta compatibile con i tempi indicati per analisi molecolari di alta complessità.
La paziente, precisa l'Asl, è già in carico presso il Centro di Reumatologia Pediatrica dell'Ospedale Vito Fazzi di Lecce, dove vengono seguiti centinaia di bambini e ragazzi affetti da patologie croniche o rare di ambito reumatologico e immunologico. L'assistenza è organizzata attraverso un modello multidisciplinare che coinvolge diverse unità specialistiche dell'ospedale, in stretta collaborazione con il territorio e con le associazioni di volontariato. Questo approccio integrato, sottolinea l'Azienda, ha contribuito a ridurre la migrazione sanitaria e a valorizzare la qualità delle cure nel Sud Italia.
Nella sua comunicazione ufficiale, l'Asl di Lecce ha ribadito la volontà di mantenere un rapporto trasparente con le famiglie dei pazienti. "Confermiamo la piena disponibilità al dialogo e al confronto – fa sapere la direzione – nella convinzione che una comunicazione diretta e basata sulla fiducia reciproca sia parte integrante del processo di cura e del rapporto con i cittadini". L'azienda assicura inoltre che le attività diagnostiche e di presa in carico proseguono regolarmente.
In Italia, i test genetici vengono eseguiti in centri specializzati pubblici e privati, spesso con tempistiche variabili in base alla complessità dell'analisi. Le indicazioni degli operatori del settore rilevano che per gli esami più sofisticati, come quelli molecolari mirati all'individuazione di mutazioni rare, i tempi di attesa possono oscillare tra alcune settimane e diversi mesi. Per questa ragione, le procedure di refertazione dell'Asl di Lecce risultano compatibili con la media nazionale, pur lasciando spazio a un miglioramento nella comunicazione con le famiglie in attesa di risposte.
Il caso riaccende l'attenzione sul tema dei tempi di attesa nella sanità pubblica, soprattutto in ambito diagnostico avanzato. L'Asl di Lecce ha confermato che la paziente continuerà a essere seguita dal team multidisciplinare del Vito Fazzi e che il risultato dell'esame sarà consegnato non appena completata la valutazione. L'azienda ribadisce il proprio impegno nel garantire prestazioni di alta qualità e un dialogo costante con i cittadini, sottolineando che la fiducia e la chiarezza restano elementi centrali nel rapporto con l'utenza.