La situazione tra divari territoriali, liste d'attesa e la sfida del Pnrr
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Il sistema degli asili nido in Italia resta un terreno segnato da forti squilibri, tra Nord e Sud, pubblico e privato, costi crescenti e risorse che faticano a tradursi in servizi reali per le famiglie. Nonostante il crollo delle natalità, la domanda continua a crescere e le strutture non riescono a soddisfare le richieste. Secondo i dati riportati dal quotidiano La Stampa, oggi i posti totali per la prima infanzia sono più di 366mila, ma copertura nel nostro Paese è tutt'altro che uniforme. Al Sud le opportunità sono molto più scarse rispetto alla media nazionale: in Campania, ad esempio, oggi solo il 13,2% dei bimbi in età da nido riesce ad avere un posto.
Quasi sei strutture su dieci hanno bambini in liste d'attesa. A soffrire maggiormente è il settore pubblico: circa sette nidi comunali su dieci non riescono ad accogliere tutte le richieste, una quota che sale al 73,3% nel Nord. Nel privato le criticità sono meno diffuse, ma comunque significative: circa la metà delle strutture, comprese quelle convenzionate, non riesce a soddisfare tutte le famiglie.
Un altro fronte critico riguarda la spesa. Nei nidi comunali a gestione diretta il costo medio per bambino - scrive ancora La Stampa - è di 9.643 euro l'anno, con picchi che superano i 13mila nelle città del Nord-Ovest. Mediamente alle famiglie spetta il 19% della retta, il resto grava sui bilanci comunali.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza aveva messo sul tavolo 3,24 miliardi di euro per creare quasi 265mila nuovi posti tra nidi e scuole dell'infanzia entro la fine del 2025. Ma la revisione del governo ha ridimensionato gli obiettivi: i posti sono scesi a poco più di 150mila e la scadenza è stata rinviata a giugno 2026. Secondo l'Ufficio parlamentare di bilancio, a gennaio 2025 era stata spesa solo la metà dei fondi previsti per il 2024.