Retroscena

Dimissioni Papa, emergono nuove motivazioni

Dal rinnovo dello Ior ai bilanci degli enti benefici

17 Feb 2013 - 11:05
 © Ansa

© Ansa

A una settimana dall'annuncio shock di Benedetto XVI di rassegnare le dimissioni da pontefice, emergono nuovi inquietanti dettagli. A riportare nuove ricostruzioni dell'abbandono papale è il giornalista Gianluigi Nuzzi, sulle colonne di "Libero". Si è già detto molto della fatica fisica e dell'età, e pure della relazione redatta da tre cardinali sulla vicenda Vatican Leaks.

Del tutto nuove invece, due motivazioni che Nuzzi racconta adesso: il papa avrebbe voluto riformare in modo radicale lo Ior, la banca vaticana, e rendere più trasparente la contabilità degli enti benefici. In entrambi i casi si sarebbe scontrato con forti resistenze interne.

Riforma dello Ior
Il Papa avrebbe voluto riformare la Banca Vaticana, lo Ior, visto che come scrive Nuzzi, "ogni tanto emergono dagli angoli del pianeta vicende che vedono dei conti intestati a sacerdoti, suore, prestanomi, snodi essenziali di storie di corruzione, malversazione, truffe e di criminalità finanziaria". La nomina nel 2009 di Ettore Gotti Tedeschi era già orientata a un cambiamento in questo senso: il suo incarico era infatti, quello di adeguare lo Ior alle norme internazionali antiriciclaggio. Non è chiaro però, perché dopo le dimissioni del banchiere (a maggio 2012) la presidenza della banca sia rimasta vacante per mesi e poi riempita in fretta e furia dopo le dimissioni di Ratzinger con la designazione del tedesco Ernst von Freyberg.

Contabilità degli enti benefici, appalti e corruzione
Sulla scrivania di Benedetto XVI è rimasto a lungo e non ha trovato soluzione un altro spinoso dossier: quello della riforma delle contabilità degli enti benefici. I singoli istituti adottano criteri diversi per la redazione dei bilanci e il Papa avrebbe voluto uniformare le scritture contabili per evitare, come ricostruisce Nuzzi, "usi impropri e soprattutto dispersioni di ricchezza". Non solo: ai bilanci che diventavano buchi neri si aggiungerebbero anche episodi di corruzione e appalti truccati. Fu monsignor Viganò, il numero due del governatorato (vale a dire l'ente che segue spese, appalti, forniture e servizi presso il Vaticano) a denunciare spese gonfiate e gare d'appalto poco trasparenti. Viganò raccontò tutto al Papa e i suoi resoconti turbavano sistematicamente il Pontefice. Al punto da fargli disdire tutti gli impegni successivi ai colloqui e al punto da farlo ritirare per ore nella cappella privata per immergersi nella preghiera.

La relazione dei tre cardinali sui Vati-Leaks
Dopo la divulgazione di documenti strettamente riservati trafugati dal maggiordomo Paolo Gabriele, il Papa aveva chiesto a tre cardinali di redigere una relazione per spiegare la fuga di carte e lo scandalo che ne era seguito. Il documento ancora top-secret, è per ora nelle mani dei tre autori e del Pontefice, ma descriverebbe una Curia romana assai diversa da quella conosciuta da tutti. Probabilmente quel report sarà il primo nodo che dovrà sciogliere il prossimo erede di Pietro. 

L'età e la presunta malattia
Ad accelerare il turbamento di Benedetto XVI poi sfociato nelle note dimissioni sarebbero stati l'affaticamento fisico, dovuto all'età, e una presunta malattia, data per certa da diverse fonti, ma finora mai confermata a livello ufficiale.

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri