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Andrea, padre gay, chiese aiuto al Papa per i suoi tre figli e Francesco gli rispose: "Andrà tutto bene"

Sposato con Dario, scrisse al Santo Padre che poche ore dopo gli telefonò e gli disse: "Troveremo una soluzione per il bene dei bambini"

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Era il 2015 quando Andrea Rubera, romano, sposato con Dario De Gregorio e padre di tre figli nati con maternità surrogata in Canada, ricevette da Papa Francesco una telefonata di incoraggiamento. "Mi disse di presentarmi dal mio parroco - ricorda -, di chiedergli che potessero partecipare a una vita comunitaria di fede. Mi disse che era giusto per me e per i nostri bambini". A questa storia fa riferimento il documentario "Francesco", presentato al Festival del Cinema di Roma. 

Quella telefonata di cinque anni fa - Adesso che il Santo Padre apre ufficialmente alle famiglie gay Rubera, 54 anni, manager, racconta quell'episodio di cinque anni fa che gli ha cambiato la vita. Poco prima di quella telefonata aveva scritto al Papa per chiedergli aiuto, scrive il "Corriere della Sera", "spiegandogli che la Chiesa mi aveva dato tanto e volevo che i miei figli avessero la stessa possibilità. Ma mi chiedevo a che prezzo, avendo due padri: avevo paura di esporli a un trauma". 

 

L'incoraggiamento di Francesco - La telefonata di risposta non ha tardato: 48 ore dopo il suo telefono è squillato una, due, tre volte. "Era un numero anonimo - dice Andrea -, alla terza volta ho risposto. Sono scoppiato a piangere. Mi ha detto che aveva letto la mia lettera e mi ha chiesto qual era il problema: 'Non è stato accolto?'. Gli ho detto che non ci avevo neanche provato per paura del no". 

 

Accoglienza per le famiglie gay - Francesco allora non esita a dirgli di andare e chiedere "senza timore". "Voleva il bene dei bambini - dice ancora Andrea - e mi ha detto 'Vedrà che troverà accoglienza e andrà bene'". I figli della coppia, due bambine e un bambino, seguono la catechesi in parrocchia e la maggiore si è scritta agli scout. "Senza mai nessuna difficoltà", precisa Rubera. "Sempre più sacerdoti sono impegnati nella pastorale per le periferie esistenziali". E assicura che tanti passi sono stati fatti dalle comunità cattoliche nell'accoglienza di famiglie gay e lgbt. Come la sua. 

 

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