Un 50enne ha deciso di parlare coi carabinieri dopo aver scoperto, tramite il figlio 17enne, che la figlia aveva ricevuto il filmato con contenuti espliciti
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Un 50enne di Sulmona (L'Aquila) ha deciso di andare dai carabinieri per dare il suo contributo sulla vicenda della 12enne che sarebbe stata abusata sessualmente e ricattata da un 18enne e un 14enne, che avrebbero filmato le violenze per poi diffonderle su WhatsApp. L'uomo avrebbe scoperto che anche sua figlia aveva quel video sul telefono e che chattava con i ragazzi accusati di violenza e revenge porn.
Come riporta Il Messaggero, l'uomo ha deciso di parlare con i carabinieri di Sulmona che indagano sulla vicenda e soprattutto, ha deciso di coinvolgere, come persona informata dei fatti, il figlio 14enne: è dal suo telefono, infatti, che il padre avrebbe scoperto la chat, contenente il video incriminato, a cui era iscritta la figlia, di 17 anni.
"Questa vicenda mi ha colpito profondamente: ho visto il telefono di mia figlia e dalle conversazioni su WhatApp ho scoperto che aveva ricevuto un video da cui emergevano quelle violenze", ha raccontato l'uomo al Messaggero. Così il padre ha deciso di raccontare tutto ai carabinieri, per fornire gli elementi di cui è a conoscenza, anche a costo di coinvolgere i figli nella vicenda: "Lo ritengo un modo per tutelare mia figlia, che frequenta uno degli indagati, e anche la 12enne che ha subito le violenze e che è diventata la figlia di tutti", ha spiegato.
Tra gli indagati, intanto, oltre al 14enne e al 18enne, c'è anche una terza persona: un 17enne, accusato di aver prodotto materiale pornografico riprendendo la vittima in un video. La giovane vittima, infatti, sarebbe stata abusata da due ragazzini, il 14enne e il 18enne: le violenze sarebbero cominciate a giugno 2023, quando la vittima aveva solo 10 anni e si sarebbe invaghita di uno dei due accusati, ai tempi 12enne. ll primo video sarebbe servito per ricattare la giovane e obbligarla a subire altre violenze per due anni.
Le indagini si concentrano anche sulla diffusione di materiale pedopornografico: un perito è incaricato di capire chi ha riucevuto quel materiale attraverso l'analisi di computer e cellulari sequestrati agli indagati.