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Addio griffe, a scuola arriva la divisa: gli studenti sono d'accordo

Divise scolastiche in classe: accade in un istituto alberghiero nel cuneese. Cosa ne pensano i ragazzi italiani? Le risposte di un sondaggio di Skuola.net

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In un istituto alberghiero a Mondovì in provincia di Cuneo, i ragazzi dovranno indossare la divisa scolastica, pena sanzione disciplinare. No, non si tratta di uno scherzo e neanche di un viaggio a ritroso nel tempo verso la scuola del libro Cuore. Le famiglie e i ragazzi sono in subbuglio, per il dirigente scolastico è questione di immagine. E se la regola si estendesse a tutte le scuole d'Italia, quale sarebbe la reazione degli studenti? Skuola.net lo ha scoperto attraverso un sondaggio di opinione, che ha interessato ben 500 alunni di medie e superiori. La sorpresa? Circa il 40% degli intervistati è disposto a rinunciare al proprio stile perché si diventi "tutti uguali".

La scuola del cuneese ha recentemente comunicato alle famiglie, attraverso una lettera, la decisione del Consiglio di Istituto e del Collegio dei Docenti di adottare la divisa di istituto per tutti gli studenti a partire dall'anno 2015/16. Come si legge dalla comunicazione, si può scegliere tra l'acquisto dell'uniforme nuova di zecca e una seconda opzione low cost, che consiste nell'uso di una delle divise già previste per i laboratori scolastici. Addio griffe e capi alla moda, minigonne e look eccentrici: chi trasgredisce subirà sanzioni disciplinari. Un esempio? “Non potranno essere coinvolti nelle attività professionali extracurriculari (eventi, manifestazioni, etc.) nonché partecipare alle visite di istruzione”.

Si scatena quindi la reazione di alcune famiglie, che trovano in questa prescrizione una forma di mal celato ricatto, tanto più che la divisa in questione ha un costo che si aggira sui 100 euro. Se si considera almeno un cambio, si tratta di acquistarne due, arrivando almeno 200 euro. Senza dimenticare il contributo scolastico, che in questo caso supera i 150 euro: è una spesa di oltre 350 euro a inizio anno. A questa poi è necessario sommare corredo e libri scolastici. Sono dettagli confessati a Skuola.net da uno dei genitori coinvolti. L'opzione di indossare la divisa già adoperata per i laboratori non è risolutiva, ci spiega: “come ben sappiamo, i ragazzi crescendo cambiano misura e taglie, rendendo comunque necessarie divise nuove”. Tuttavia, come precisa la lettera, la scuola prevede agevolazioni per famiglie in difficoltà.

Il ritorno alla divisa non può che far discutere. Ma è legittimo renderla obbligatoria? “Se la misura è stata stabilita in sede di Consiglio di Istituto con maggioranza netta, questa entra a far parte legittimamente del regolamento scolastico, e come tale va rispettata” - spiega Mario Rusconi, vice presidente dell'Associazione Nazionale Presidi – “nella scuola ben vengano le regole, se stabilite dagli organi di competenza. Tuttavia non si ritiene opportuno, per quanto riguarda le regolamentazioni di comportamento estetico, infliggere questo tipo di sanzioni disciplinari. Del resto siamo a scuola, non in caserma”.

E gli studenti? Per circa la metà di loro, circa il 48%, è impensabile rinunciare al proprio personalissimo modo di vestire per indossare una divisa. Quasi il 10%, indeciso, si astiene sull'argomento. Ma per quel 41% dei favorevoli, è l'occasione di ridurre a zero le differenze tra gli studenti e di eliminare i giudizi che, fin troppo spesso, passano attraverso le apparenze. “Penso sia la regola adatta per eliminare i ragazzi e ragazze con i pantaloni cadenti, oppure rendere tutti sullo stesso piano, eliminando i pregiudizi su come uno è vestito” – commenta uno degli intervistati. Sulla stessa scia di pensiero, un altro studente: “E' molto meglio avere una divisa scolastica, la mattina si fa prima a prepararsi e saremmo tutti vestiti uguali, così non verrebbe nemmeno preso in giro qualcuno per come si veste”. Tra le altre opinioni raccolte: "Così nessuno verrebbe giudicato per cosa indossa”; "Non ci sarebbero diversità: nessun compagno più ricco o più povero”; "Per evitare critiche, insulti e voci sul modo di vestire di qualcuno".