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Video Grillo, Anm: "Così sfiducia processo, no pressioni mediatiche"

Mentre la nota dei magistrati chiede "rispetto del diritto di tutti", sui social impazza l'hashtag #ilgiornodopo per dimostrare che non esiste un tempo massimo per denunciare una violenza

Le dichiarazioni di Beppe Grillo sul figlio accusato di stupro "sfiduciano il processo". A sottolinearlo in una nota è l'Associazone nazionale magistrati secondo cui "è essenziale per la vita democratica del Paese che i processi, e quelli per violenza sessuale anzitutto, si svolgano al riparo da indebite pressioni mediatiche". 

"I magistrati di Tempio Pausania - continua la nota -  sapranno accertare i fatti con serenità ed equilibrio, garantiti dalla propria professionalità, nel rispetto dei diritti di tutti, degli imputati, che devono essere assistiti dalla presunzione di innocenza, e della denunciante, la cui dignità va tutelata". 

 

Le donne rispondono a Beppe Grillo, sui social impazza l'hashtag #ilgiornodopo 

 

Ed è proprio in difesa della dignità che centinaia di donne, in queste ore, hanno deciso di uscire allo scoperto con le loro storie per dimostrare che non esiste un tempo massimo per denunciare una violenza. Sono testimonianze di rabbia contro le parole di Beppe Grillo in difesa del figlio. 

 

 

A lanciare l'hashtag è stata Eva Dal Canto, una ricercatrice pisana di 29 anni, che ha deciso raccontare la violenza subita quando aveva 17 anni. Non le è andato giù il passaggio nel quale il fondatore del M5s si sofferma sul fatto che la presunta vittima sia andata a fare surf il giorno dopo. “Come se questo invalidasse magicamente non solo le accuse, ma anche la reputazione della ragazza”, scrive sul suo profilo Instagram.

 

“Troppe persone subiscono stupri e violenze nel segreto delle loro camere. Non acquistano consapevolezza di ciò che hanno subito fino a molto tempo dopo. Talvolta, come nel mio caso, dopo anni. Il problema è anche che una certa narrazione sembra voler colpevolizzare chi sopravvive, che dopo lo stupro non può voler trovare una distrazione. Ci volete morte, o in lutto perenne". "Per questo lancio l’hashtag #ilgiornodopo. Perché le/i sopravvissute/i allo stupro raccontino quanto drammaticamente sia normale e diffuso non aver denunciato il giorno dopo".

 

Un appello al quale sono arrivate decine di risposte, tutte testimonianze di violenze subìte, a volte denunciate in ritardo, altre rimaste impunite, per vergogna, per paura. "“#ilgiornodopo, le settimane dopo e gli anni dopo, ho avuto paura e non ho denunciato - è una delle tante voci su Twitter - . Mi sono sentita sola e non ho denunciato. La ferita è ancora aperta, sii forte ragazza, tu non sei sola” .

 

 

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