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Venezia, medico fiscale aggredito e minacciato: "Negro di m..., da qui non esci vivo"

Il sanitario ha presentato denuncia ma, nel contempo, ha chiesto di essere trasferito: "Ho paura per la mia famiglia, non posso lavorare in queste condizioni"

Istockphoto

"Quell'uomo mi spingeva, premendomi le dita sul torace. E intanto urlava: 'Negro di m…, da qui non esci vivo. Non puoi venire in Italia a fare il c... che ti pare. Tu firmi che ero in casa o ti spacco la testa'". E' la testimonianza di un medico fiscale dell'Inps di 30 anni, originario del Camerun, aggredito a Chioggia (Venezia) durante il suo lavoro. Lo riporta il Corriere del Veneto. Il sanitario ha presentato denuncia ma, nel contempo, ha chiesto di essere trasferito.

La ricostruzione - Mercoledì, il medico, che vive a Padova e da sei mesi opera per conto dell'Inps, doveva controllare un lavoratore che abita in un condominio della periferia della cittadina veneziana. L'uomo non era in casa e si è presentato più tardi in bicicletta, con costume e ciabatte, avvertito presumibilmente da una familiare.

 

"Ha chiuso il portone in modo da impedirmi di uscire dal cortile - racconta il 30enne - e ci ha piazzato davanti una sedia. Mi ha intimato di mettere nero su bianco che l'avevo trovato regolarmente a casa. Altrimenti, diceva, mi avrebbe tagliato la testa. Poi, aggiunge "mi ha strappato dalle mani il tablet che uso per lavorare e l'ha scagliato contro la parete, mandandolo in pezzi. E intanto continuava a pronunciare frasi razziste. La cosa assurda è che tutto il vicinato era presente, affacciato alle finestre, e nessuno ha mosso un dito per aiutarmi. 'Adesso te la vedi con lui', mi schernivano". Quando il medico si è allontanato, l'aggressore lo ha inseguito in motorino rompendo la maniglia della sua vettura.

 

Il sanitario ha denunciato l'episodio ai carabinieri ma è anche deciso ad allontanarsi da Chioggia, chiedendo il trasferimento. "Ho paura per la mia famiglia - ha detto in lacrime - non posso lavorare in queste condizioni". Denunciando l'accaduto ha pensato soprattutto alla figlia di due anni. "Non sopporto l'idea - ha concluso - che cresca in una società dove ci sono individui che usano il colore della pelle per insultare". 

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