A "Dentro la notizia" le parole della donna durante i giorni del processo
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Mentre al tribunale di Varese prosegue l'udienza del processo che vede Marco Manfrinati imputato per l'omicidio del suocero e per il tentato omicidio dell'ex moglie Lavinia Limido, sfregiata con un coltello, quest'ultima interviene in collegamento a "Dentro la notizia" per raccontare le sensazioni vissute in aula, quando è stata chiamata a ricostruire la tragedia del 6 maggio 2024.
Giovedì 11 settembre la donna ha raccontato l'accaduto davanti alla Corte d'Assise, aggiungendo: "Tutti sapevano che sarebbe successo". Come ricostruito nel servizio in onda durante la trasmissione condotta da Gianluigi Nuzzi, si tratterebbe infatti dell'epilogo di una serie di insulti, minacce e aggressioni, costante a Manfrinati un altro processo per stalking, al termine del quale è stato condannato in primo grado a quattro anni e cinque mesi.
"Oggi è stata una giornata pesante, perché i processi tengono vive le cose. Non hai un dolore da elaborare e basta, ma hai un dolore che viene sempre rimestato e sul quale ti vengono chiesti dei dettagli che a fronte di quello che è successo ti sembrano delle pochezze, cose assolutamente irrilevanti - ha esordito la donna ai microfoni di "Dentro la notizia" -. È pesante raccontarlo, è pesante riviverlo, è pesante sapere che ci sono dei professionisti che cercano di "farti delle pulci" su delle cose che non contano niente rispetto alla gravità di quello che è successo a me, a mio papà e a tutta la mia famiglia, perché gli effetti di questa cosa chiaramente non si spiegano solo su noi due".
"L'unica nota positiva è stata che l'assassino non era presente in aula. La sua presenza avrebbe accentuato ulteriormente il peso di questa giornata e grazie al cielo questo mi è stato risparmiato. Io mi sento sempre in difficoltà perché ho paura di non riuscire a trasmettere veramente quello che è successo, perché il sentimento della paura lo capisce solo chi lo vive. Per cui tradurre in parole certi sentimenti così strani è complesso", ha tentato di spiegare Lavinia.
Quindi, ha aggiunto: "Sapete, però, che tutto era stato ripreso da una telecamera e quindi "fortunatamente" le immagini e l'audio parlano da sé. Spero di essere stata in grado di trasmettere quello che io ho vissuto per anni e di cui questo è stato l'epilogo. Se non ci sono riuscita, secondo me la mia faccia di adesso e il video vengono in mio soccorso".
Infine, la donna ha voluto rivolgere un messaggio a tutte le donne che subiscono simili violenze: "Vorrei dire loro di cercare di circondarsi di persone buone, perché l'affetto degli altri, la mia famiglia e il mio lavoro mi hanno salvato. Forse io ce l'avrei fatta lo stesso, ma da sole è veramente difficile".
"Non voglio fare uno slogan banale, certo bisogna denunciare. Però quando vi rendete conto che state vivendo una situazione del genere, parlatene con delle persone di cui vi fidate perché vi aiuteranno, vi serviranno nel senso più buono del termine, saranno la vostra forza, vi sosterranno".
E conclude: "La vita è una, è nostra e va vissuta bene. E ogni attimo vissuto male è un attimo perso. E non sarà un terzo soggetto, che sia un uomo o una donna, che ti condizionerà così tanto la vita, che deciderà per te, che ti obbligherà a fare delle cose che tu non vorrai. Altrimenti sapete già di non avere una vita, quindi piuttosto provateci".