Vaccinato a 103 anni, "nonno Basilio" risponde agli attacchi: "La gente può dire quello che vuole"
Lʼanziano, che è sopravvissuto alla guerra e alla prigionia nazista, non si lascia intimidire, ma anzi replica con ironia: "Se c'è da fare, me lo fo e me lo feci"
"Possono dire quello che vogliono. La gente non c’è tanto da ascoltarla, che poi, un secondo dicono una cosa e il momento dopo ne dicono un’altra. Io, se c’è da fare il vaccino, me lo fo e me lo feci". Intervistato dal Corriere della Sera, replica così agli attacchi degli haters Basilio Pompei, chiamato da tutti "nonno Basilio", per i suoi 103 anni.
Nato a Pontassieve, Firenze, è stato uno dei primi vaccinati in Toscana e per questo è stato al centro delle polemiche: c'è stato chi ha messo in evidenza la sua età, "Facciamo morire i quarantenni e vacciniamo i centenari", e chi ha accusato le autorità di usarlo come cavia "Sempre negativo e gli fanno il vaccino".
Lui risponde a tutti con l'ironia toscana, la saggezza dell'età e di chi ha vissuto il periodo della Seconda Guerra Mondiale, in particolare di chi ha vissuto la prigionia dopo i rastrellamenti nazisti del 43, con tanto di fuga dal campo di lavoro in Polonia. Sulla morte afferma: "Incontrarla era facile. Magari sei a fare un combattimento, vedi qualcuno che si accascia e quella è la morte. Oppure: stai in missione, corri e vedi il compagno che rimane fermo a terra. Dire 'quello è morto' era facile: non si move più, l’è morto. C’è chi è fortunato, chi muore alla fine trucidato e chi scansa le fucilate che gli arrivano senza vederle". E sulla paura di morire di coronavirus, spiega: "A me, se parlano di paura, viene da ridere. Nella vita, si attraversano migliaia di problemi, ma quando viene il tuo giorno, serve solo il coraggio, mica la paura".
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