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Truffe affettive, Jolanda Bonino: “Ecco come riconoscerle, nessuno è immune”

Parla a Tgcom24 la presidente di Acta, la prima associazione fondata in Italia per aiutare le vittime: “Un fenomeno in costante aumento, ma le vittime non denunciano per paura di essere giudicate”

Truffe affettive, Jolanda Bonino: “Ecco come riconoscerle, nessuno è immune” - foto 1
Istockphoto

“Quando si parla di truffe affettive si pensa che le vittime siano donne di una certa età che si fanno abbindolare da bei giovanotti online o nel mondo reale.

Ma è un fenomeno che colpisce persone di tutte le classi sociali ed età. Anche ragazze e ragazzi tra i 23 e i 30 anni”. Jolanda Bonino, presidente dell'associazione Acta, la prima fondata in Italia per aiutare le vittime di truffe affettive, spiega a Tgcom24: “Il fenomeno è in costante aumento, ma se ne parla troppo poco".

Come mai?
"Uno dei motivi è che le vittime preferiscono non denunciare, non uscire allo scoperto. Il fatto è che si vergognano e hanno paura di essere giudicate. Un po' come succede con lo stupro”.

 

Ma le truffe sono cosa ben diversa da una violenza sessuale.
“In realtà no. Infatti, noi le truffe affettive le chiamiamo anche 'stupro emotivo'. Il meccanismo è simile: se denunci, passi dalla parte del torto. Tutti a chiederti che cosa ci facevi su Internet, perché hai dato retta a questa persona e così via. Alla fine si preferisce non dire nulla, soffrire in silenzio”.

 

Questo significa che il numero delle vittime è molto più alto rispetto a quanto riportano le statistiche?  
“Infatti. Stiamo parlando di un fenomeno che ha fruttato, solo nel 2020, 300 milioni di dollari. Dietro ci sono organizzazioni criminali, ci sono le mafie. Con la nostra associazione abbiamo aiutato oltre 15mila persone dal 2014 a oggi”.

 

Come avvengono queste truffe?
“Di solito la vittima viene contattata online. A volte sulle app di dating, molto più spesso su siti e in situazioni più innocue. Per esempio: ami dipingere e mostri i tuoi lavori sui social network. I truffatori frugano in rete, studiano il tuo profilo, le tue amicizie, i tuoi interessi. Un bel giorno, nei commenti sotto un tuo disegno, appare un messaggio di un potenziale acquirente. Il profilo è falso, la sua foto magari è rubata, ma tu non lo sai. Questa persona immaginaria ti fa i complimenti. Tu ringrazi educatamente. Inizia una conversazione. Di solito, dopo un po', i truffatori chiedono di spostarsi su una chat privata. È qui che scatta la trappola, perché si tratta di gruppi organizzati molto esperti, che utilizzano le stesse tecniche psicologiche delle sette per plagiare le vittime, fare loro il lavaggio del cervello. Lo scopo finale è spillare soldi. Ecco perché spesso puntano persone di una certa cultura e livello sociale. A cascarci sono anche magistrati, avvocati, psicologi, banchieri, professionisti all'apice del successo”.

 

Come è possibile che non si rendano conto di essere di fronte a dei truffatori?
“Non è facile, perché quando si è manipolati fino a questo punto si diventa come drogati. Spesso, si finisce per diventare vittime perché si è curiosi. Si riceve un messaggio da una persona che non si conosce e ci si chiede: 'Chi è? Cosa vuole?'. Oppure si è troppo buoni, portati ad aiutare gli altri. In tanti hanno perso soldi per aiutare il finto interlocutore a tirarsi fuori da problemi economici o di salute”.

 

Quali sono i segnali, se ce ne sono, per capire che si è di fronte a un tentativo di truffa affettiva?
“Bisogna essere molto diffidenti quando si parla con sconosciuti online. Evitare di isolarsi, parlare di quello che ci sta succedendo con un'amica o un amico: dall'esterno è più facile riconoscere i segnali. Verificare se le fotografie che il nostro nuovo amico immaginario ci manda sono reali, basta una ricerca online. Di solito i truffatori chiedono di spostarsi su chat privata. Quasi sempre è impossibile incontrarli: inventano scuse per evitare gli appuntamenti. Il più delle volte dicono che vivono all'estero. Infine, chiedono soldi per i più disparati motivi. Ma a questo step sarebbe meglio non arrivarci, meglio fermarsi subito appena si ha sentore di una possibile truffa. Una volta che si è stati agganciati, uscirne indenni è quasi impossibile”.

 

Perché?
“È come se si venisse ipnotizzati. Questi gruppi hanno sui loro 'libri paga' anche psicologi. Studiano il profilo delle vittime, individuano i punti deboli, le fragilità, i bisogni ed è su queste cose che fanno leva per manipolarle. Il problema è anche che, una volta scoperta la truffa, difficilmente si avrà giustizia”.

 

Come mai?
“La denuncia la si fa contro ignoti. Poi si scopre che si è rimasti vittime di gruppi organizzati che hanno base in Nigeria, in Cambogia, in Thailandia, solo per citare alcuni Paesi. I soldi versati sono ormai finiti all'estero. Indagini di questo tipo sono molto costose, la maggior delle volte i casi vengono archiviati. Ecco perché da anni lotto per fare cambiare le leggi, servono strumenti giuridici adeguati alla portata del problema”.

 

Come si sopravvive a una truffa affettiva?
“Se ne esce distrutti. L'importante è non restare soli. Bisogna prendere coscienza di quello che ci è accaduto, rivolgersi alle associazioni come Acta, frequentare i gruppi di aiuto, parlarne. Riprendersi da questo tipo di stupro emotivo è un percorso che richiede molto tempo, ma con i giusti aiuti si supera tutto”.

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