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Treviso, 11enne bullizzato sul pulmino della scuola: "I negri si siedono davanti"

Le responsabili sono due studentesse. La madre del ragazzo: "Spero che aprano gli occhi e riflettano"

Treviso, 11enne bullizzato sul pulmino della scuola:
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"Ieri mio figlio è stato bullizzato sul pulmino della scuola.

Oltre a essere stato malmenato da due ragazzine più grandi di lui, una gli ha detto: "I negri si siedono davanti, i bianchi dietro". Mio figlio ha detto che non si è difeso, sennò rischiava di far loro del male, e perchè aveva paura di passare dal torto". Lo ha raccontato sulla pagina Facebook del gruppo "Cara Italia" la madre del ragazzo 11enne, Vania Fedato. Lei è italiana, il suo compagno invece ha origini senegalesi. L'episodio risale a mercoledì 8 maggio ed è avvenuto in un comune in provincia di Treviso.

"Arrivato a scuola molto turbato", ha spiegato la mamma del ragazzo, "ha ricevuto il sostegno e l'attenzione da professori e compagni che insieme sono andati a denunciare il fatto alla direzione della scuola. Nel pomeriggio sono stata contattata dall'assessore all'istruzione del comune perchè una cosa così grave nel nostro comune non era mai successa, si intende proprio il tipo di linguaggio razzista utilizzato . La mattina successiva nello scuolabus era presente il comandante dei vigili urbani che ha seguito tutto il giro spiegando a tutti i bambini e ragazzi che atti del genere non sono tollerati".

"Io ho ricevuto telefonate e contatti da tantissimi genitori, soprattutto italiani, pronti ad appoggiarmi per non lasciare in sordina questa storia perchè convinti di non voler vivere in un paese dove si possano verificare episodi del genere".Poi la donna ha lanciato un appello: "Abbiate fiducia nel bene, nella comunità, nelle istituzioni locali fatte di persone per bene. Votate solo persone per bene, non siate omertosi, non siate neutrali ma schieratevi con il bene e l'uguaglianza finchè il male sarà così solo da voler diventare amico del bene. Spero che quelle ragazzine capiscano che per non perdere l'opportunità di vedere la bellezza nel mondo e di arricchire la loro anima, devono iniziare ad aprire gli occhi, a riflettere, ad amare se stesse per poter dare e ricevere amore. "Cara Italia" io ho fiducia".

"La sera dell'accaduto ne abbiamo discusso", spiega il sindaco del paese trevigiano al Corriere del Veneto, "scegliendo di intervenire subito, perché non si ripetano mai più episodi del genere. Non si tratta di impartire alle studentesse una punizione fine a se stessa, ma di fare in modo che comprendano quanto profondamente sbagliato sia il loro comportamento e i motivi che l' hanno ispirato".

Successivamente il primo cittadino ha deciso di incontrare quelle ragazzine assieme ai loro genitori. "Hanno negato di aver pronunciato quella frase con intenti razzisti", ha spiegato, "giustificandosi con il fatto che in questi giorni stanno studiando la storia di Rosa Parks, che negli anni Cinquanta si rifiutò di cedere il posto a una passeggera bianca, su un autobus degli Stati Uniti. Impossibile sapere se davvero si sia trattato di un grande fraintendimento, ma di certo si sono impegnate a chiedere scusa allo studente per come l' hanno fatto sentire".