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Strage sulla Marmolada, Messner: "La montagna soffre, fa troppo caldo"

L'alpinista: "Ormai sotto il ghiaccio scorrono fiumi che portano via tutto. Sono molto triste per l'accaduto, ma un bravo alpinista non va sotto un seracco in questo periodo"

"Con il caldo globale i ghiacciai sono sempre più sottili e, quando cadono, vengono giù pezzi come grattacieli".

È il commento di Reinhold Messner, il primo alpinista ad aver conquistato tutti gli ottomila, in merito alla strage sulla Marmolada. "I seracchi cadono da sempre - aggiunge - ma negli anni Sessanta il pericolo che accadesse era di gran lunga minore. Purtroppo anche la montagna risente dell'inquinamento delle grandi città".

 

Strage sulla Marmolada, squadre e mezzi di soccorso sui luoghi del disastro

 

"Sono profondamente triste per quanto successo sulla Marmolada - ha proseguito lo scalatore -. Molte delle persone che stavano salendo o scendendo al momento della slavina non potevano sapere cosa stava succedendo". Secondo Messner, "probabilmente sotto il ghiaccio si è formato uno strato d'acqua che poi ha spinto e portato il ghiacciaio a cedere". L'alpinista 78enne non ha dubbi sul fatto che il riscaldamento globale e le temperature alte in cima alla Marmolada siano la principale causa del disastro. "Stiamo distruggendo il pianeta, è incredibile che ci siano 10 gradi in cima alla Marmolada".

 


Si tratta, tra l'altro, di luoghi che l'esploratore altoatesino conosce bene, soprattutto Punta di Rocca: "Ci sono salito più volte, anche se ormai non ci vado da tanti anni - ha raccontato -. Lì non c'è quasi più ghiaccio, non deve essere molto grande il seracco. Fa troppo caldo, il permafrost se ne va e sotto il ghiaccio si formano veri e propri fiumi d'acqua che portano via tutto". Una situazione che "ormai accade ogni giorni in tutti i ghiacciai e il pericolo sotto i seracchi aumenta".

 

 

Messner conclude però con un appunto: "Non sto dicendo che chi era là è stato imprudente; salire là, lungo la via normale, è un'abitudine per chi va in montagna da quelle parti. Un alpinista bravo, però, non va sotto un seracco in questo periodo: l'arte dell'alpinismo sta nel non morire in una zona dove questa possibilità esiste e, per riuscirci, bisogna tenere occhi e orecchie bene aperti. Sempre".

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