"Non conta l'età che avete, finché un alito di vita vi pervade, loro non mollano. Faranno di tutto per tenervi vivi", ha scritto l'uomo su Facebook
I medici gli avevano dato solo tre ore di vita, invece ce l'ha fatta Gianfranco Medicini, tassista torinese di 55 anni. Finito in terapia intensiva a marzo a causa del coronavirus, è uscito dall’incubo dopo 5 mesi, per l'esattezza 148 giorni. Un risultato raggiunto grazie alla tenacia dell'equipe del Centro di Rianimazione Universitario 1 dell'ospedale Molinette di Torino. "Non auguro a nessuno di finirci (perché significa che siete in gravissime condizioni fisiche), ma se dovesse succedere sappiate che siete in mani eccellenti! Non conta l'età che avete, finché un alito di vita vi pervade, loro non mollano. Faranno di tutto per tenervi vivi", ha scritto l'uomo su Facebook.
Il post - "Spesso in Italia si sente parlar male della sanità, io vorrei invece segnalare un reparto virtuoso, dove ho passato 148 giorni (per coronavirus), il Centro di Rianimazione Universitario 1. Si trova al secondo piano dell'ospedale Molinette. Lì ho trovato medici e infermieri/e che lavorano sodo, di grande umanità, ben oltre il loro dovere professionale. Un piccolo angolo di efficenza svizzera nel cuore di Torino. Un sentito ringraziamento a tutto lo staff per come sono stato trattato e al chirurgo Luca Petruzzelli", ha aggiunto l'uomo nel post.
“Non ero mai stato ricoverato, non avevo mai preso neppure una pastiglia per il mal di testa. Per questo quando hanno detto a mia moglie che mi restavano tre ore di vita non ha voluto arrendersi, ha pregato i medici di aiutarmi a lottare”, ha poi raccontato il tassista a La Stampa. L'uomo ha recuperato la parola da una sola settimana: "Diamo per scontata la nostra capacità di comunicare ma dopo mesi di mutismo poter ricominciare a parlare implica un allenamento durissimo", ha spiegato.
"A marzo avevo solo un po' di febbre che non andava via, con qualche difficoltà a respirare. Mia moglie ha avuto l'intuizione di misurarmi i valori dell'ossigeno nel sangue con un saturimetro. Erano terribilmente bassi", ha raccontato l'uomo. Poi la corsa in ospedale, il coma, durato 47 giorni, e una serie di complicanze.
"Le sue possibilità di sopravvivenza erano quasi pari a zero", ha dichiarato il dottor Luca Petruzzelli, del reparto di chirurgia d'urgenza diretto dal professor Paolo De Paolis, al quotidiano. Invece, Gianfranco ne è uscito e ora per lui inizia una lunga fase di riabilitazione: "Non sto in piedi, devo imparare a camminare, a deglutire. Non sa quanto mi è mancato poter bere un semplice bicchiere d’acqua", ha concluso l'uomo.