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Testimone di Geova accetta trasfusione per sopravvivere, le figlie la ripudiano: "Non vogliamo saperne più nulla"

A “Le Iene” la storia di Grazia, che ha dovuto scegliere tra la sua vita e la religione

Testimone di Geova accetta trasfusione per sopravvivere, le figlie la ripudiano:
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Grazia si è trovata di fronte a un bivio: scegliere la vita o la sua religione. Era una Testimone di Geova e tre anni fa ha dovuto subire un intervento chirurgico: fedele al suo credo ha sempre rifiutato le trasfusioni di sangue, ma con l'aggravarsi del suo quadro clinico, la donna si è fatta convincere dai medici a provare questa soluzione. Da quel momento per lei è cambiato tutto: è stata disassociata da Geova ed è stata ripudiata anche dalle figlie, anche loro credenti: “Sono due anni che non so dove si trovino. Non posso accettarlo – racconta a i microfoni de “Le Iene” – Ho provato ad avvicinarle, ma non c'è stata risposta. Non mi parlano più”.

Roberta Rei, l'inviata del programma, ha raggiunto le ragazze, che però non vogliono sapere nulla: “Se non te ne vai, chiamo i carabinieri”. Anche la spiegazione dell'anziano, che ospita le tre figlie di Grazia, durante il giorno dell'Adunanza non ha convinto la giornalista: “Non tocca a noi riavvicinare questa famiglia”.

Dall'ufficio stampa dei Testimoni di geova riceviamo e pubblichiamo questa dichiarazione delle figlie della donna - "Ci preme precisare è che noi abbiamo sempre rispettato – e rispettiamo – nostra madre, a prescindere dalle decisioni che ha preso in campo religioso. Il motivo per cui non siamo più in casa con lei non ha niente a che fare con le nostre credenze religiose. Ciò che ci ha spinto a lasciare casa nostra sono stati i continui maltrattamenti psicologici e fisici a cui ci sottoponevano i nostri genitori (entrambi non Testimoni di Geova) per obbligarci ad abbandonare la nostra religione. Per ben 17 giorni siamo state vittime di insulti e percosse da parte loro. A un certo punto, a ottobre 2016, nostra madre è arrivata a darci un ultimatum di un mese per farci cambiare le nostre idee e portarci a "pensare come lei". Quel giorno stesso, però, lei stessa ha mandato via di casa una di noi dopo averla picchiata fino al punto di farle perdere conoscenza. In quell'occasione questa nostra sorella è finita all'ospedale, dopodiché ha informato i carabinieri di quanto era accaduto. Noi sorelle non abbiamo mai voluto far perseguire penalmente nostra madre e nostro padre per gli abusi subiti (sono sempre i nostri genitori), ma abbiamo notato che il loro comportamento è andato via via peggiorando. Ci dispiace che stiano strumentalizzando la situazione per mettere in cattiva luce la nostra religione".