Strage nella discoteca di Corinaldo, avviso di chiusura delle indagini per 18 persone e una società
Giovedì è stata condannata la banda dello spray. Nella tragedia morirono 5 ragazzi e una mamma
Avviso di chiusura delle indagini per 18 persone e una società, la Magic srl, per la strage nella discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo, dove nella notte tra il 7 e l'8 dicembre morirono schiacciati nella calca cinque ragazzi e una madre. Si tratta del filone di inchiesta relativo alle condizioni dell'immobile adibito a discoteca, delle autorizzazioni e della gestione del locale della sicurezza. Giovedì, è stata condannata la banda dello spray.
I reati contestati Cooperazione in omicidio colposo plurimo aggravato, lesioni anche gravi a circa 200 persone rimaste ferite nella calca all'uscita numero 3 della Lanterna azzurra, disastro colposo aggravato sono i reati ipotizzati in questo filone di inchiesta a carico di tutti gli indagati, che comprendono i gestori della discoteca, gli addetti alla security, i proprietari dell'immobile (un vecchio capannone agricolo trasformato prima in balera, poi in discoteca), vari consulenti, ma anche i sei componenti della commissione che nel 2017 aveva attestato che lo stabile era nelle condizioni di avere la licenza di pubblico spettacolo. Per questo gruppo, che comprende anche il sindaco di Corinaldo Matteo Principi, c'è anche l'accusa di falso ideologico di pubblico ufficiale.
Il locale abusivo Secondo la Procura della Repubblica di Ancona, il locale non poteva essere destinato ad attività di intrattenimento e di pubblico spettacolo, con uscite di sicurezza e vie di fuga inadeguate e la commissione avrebbe omesso di riscontrare l'assenza del certificato di agibilità edilizia dell'immobile, le difformità dell'uscita 3, lo stato di ossidazione delle balaustre (una cedette sotto il peso delle persone ammassate), e l'eccessiva pendenza della rampa. Falso anche per un amministratore della Magic srl e un suo consulente. L'avviso di chiusura delle indagini, fIrmato dai pm Valentina Bavai e Paolo Gubinelli e dal procuratore capo Monica Garulli, è stato recapitati ai 17 indagati originari, ai quali si sono aggiunti una diciottesima persona, un addetto alla security di Rimini, e la società. Il riminese sarebbe stato incaricato di vigilare all'uscita 3, ma non lo avrebbe fatto, lasciandola di fatto incustodita.
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