Il femminicidio di Jessica Stapazzolo, uccisa dall'ex compagno che si era liberato del dispositivo di controllo, riapre il dibattito sull'efficacia dei dispositivi. Crescono gli allarmi e i malfunzionamenti, mentre altri Paesi sperimentano sistemi più avanzati
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L'omicidio di Jessica Stapazzolo, 33 anni, uccisa nel Veronese con un numero "smisurato" di coltellate dal suo ex compagno Reis Pedroso Douglas, 41 anni, riaccende il tema della sicurezza delle vittime di violenza. L'uomo, già indagato per maltrattamenti e abusi, si era tolto il braccialetto elettronico che gli era stato imposto come misura di sorveglianza. Il caso - l'ennesimo femminicidio registrato in Italia - solleva un interrogativo cruciale: quanto è realmente sicuro questo strumento?
Le parole pronunciate in Parlamento dalla dirigente della Polizia di Stato Francesca Fava descrivono un sistema sotto pressione: tra novembre 2023 e novembre 2024, gli allarmi collegati ai dispositivi sono aumentati del 600%, segno di un uso più esteso ma anche di numerose criticità operative.
Introdotto in Italia nel 2001, il braccialetto elettronico è oggi utilizzato per misure cautelari come gli arresti domiciliari o i divieti di avvicinamento. Negli ultimi anni è diventato uno strumento chiave nel contrasto alla violenza di genere. Tuttavia, come ha riferito la Polizia di Stato durante un'audizione parlamentare, il sistema mostra limiti evidenti: ritardi nell'applicazione dei provvedimenti, difficoltà tecniche e numero crescente di falsi allarmi che mettono a dura prova le sale operative.
Uno dei problemi principali riguarda la capacità di installazione dei dispositivi: il gestore tecnico, inizialmente incaricato di applicarne fino a 1.200 al mese, non è riuscito a sostenere la richiesta crescente. Solo di recente il numero è stato portato a 1.500 unità, ma ancora oggi si registrano ritardi e accumuli nelle forniture.
Inoltre, la copertura della rete non è uniforme sul territorio nazionale. In alcune zone, soprattutto rurali o montane, la trasmissione del segnale può risultare instabile, con il rischio che l'allarme arrivi in ritardo o non venga ricevuto affatto.
Il braccialetto elettronico è un dispositivo di monitoraggio, non un vincolo fisico. Se chi lo indossa decide di rimuoverlo, l'allarme scatta, ma la reazione delle forze dell'ordine deve essere immediata per evitare tragedie. Secondo i dati raccolti dalla Polizia, molte criticità derivano proprio da tempi di intervento non sempre tempestivi e da una mole eccessiva di segnalazioni, che può rallentare la risposta operativa.
A complicare la situazione contribuisce anche la manutenzione del dispositivo: la batteria deve essere costantemente carica e il segnale attivo. Per questo motivo, alle persone sottoposte alla misura è stato richiesto di "collaborare" affinché il dispositivo resti sempre carico e operativo, evitando manomissioni o interruzioni del segnale (anche perché potrebbe scattare l'accusa di evasione). Alla vittima, invece, vengono fornite istruzioni per riconoscere tempestivamente eventuali allarmi o situazioni di rischio. Ma in casi come quello di Verona, la determinazione dell'aggressore e la rapidità dell'azione rendono il sistema facilmente aggirabile.
Nonostante i progressi tecnologici, la sorveglianza elettronica in Italia resta vulnerabile a problemi infrastrutturali, contrattuali e di coordinamento tra forze dell'ordine e gestore tecnico.
Negli ultimi mesi sui social media, in particolare su TikTok, sono emersi video nei quali alcuni utenti mostrano o si vantano della propria capacità di rimuovere o eludere il braccialetto elettronico. In tali contenuti, l'oggetto della "sfida" viene presentato come simbolo di restrizione da cui liberarsi, trasformando un dispositivo di prevenzione in oggetto di vanteria.
Questo fenomeno pone un duplice problema: da un lato rivela la fragilità percepita del sistema di sorveglianza; dall'altro rischia di alimentare comportamenti imitativi tra soggetti sottoposti a misure cautelari.
Gli operatori della sicurezza sottolineano che questi video, seppure non vi siano statistiche ufficiali sul loro impatto, possono avere una funzione disinibente e ridurre la deterrenza della misura. In un contesto già segnato da allarmi cronici e ritardi tecnici, l'emergere di queste pratiche social accentua la necessità di una sorveglianza non solo tecnologica, ma anche culturale e organizzativa.
In Spagna, il braccialetto elettronico è impiegato dal 2009 per la prevenzione della violenza di genere. Il sistema prevede l'installazione entro 48 ore dall'ordine del giudice e il monitoraggio costante da parte di una centrale operativa nazionale, chiamata Cometa. I dispositivi spagnoli collegano in tempo reale aggressore e vittima, con un sistema di allarme automatico se la distanza minima viene violata.
Secondo i dati citati dal Ministero dell'Interno spagnolo, non risultano casi di omicidio nei casi in cui il braccialetto fosse correttamente attivo.
In Francia, invece, il sistema è stato introdotto nel 2020 e prevede una doppia dotazione: l'aggressore indossa il dispositivo e la vittima riceve un ricevitore di allerta. Tuttavia, la durata della batteria (circa 48 ore) e la necessità di consenso esplicito della vittima limitano l'efficacia del modello.
Anche la Georgia, con il supporto delle Nazioni Unite, ha sviluppato un sistema integrato con controllo satellitare e una distanza minima predefinita tra le parti, collegato a una centrale di emergenza nazionale.
I casi europei mostrano che la tecnologia può funzionare solo se supportata da una struttura di risposta efficiente e da un monitoraggio continuo, elementi ancora parzialmente carenti nel modello italiano.
Il femminicidio di Jessica Stapazzolo dimostra che la presenza del braccialetto elettronico, da sola, non basta a garantire la sicurezza delle vittime. Serve una riforma complessiva del sistema di sorveglianza:
Solo un approccio che unisca tecnologia, formazione e coordinamento operativo potrà garantire che lo strumento diventi davvero una barriera efficace contro la violenza di genere, evitando che altri casi come quello di Verona si ripetano.