Speciale Il caso Sharon Verzeni
UN ANNO DI DOLORE

Sharon Verzeni, il ricordo del padre: "La giacca per le sue nozze l’ho indossata per il suo funerale"

A un anno dal delitto di Terno d'Isola, l'uomo non si dà pace: "Ci manca ogni giorno. Da Sangare e dalla sua famiglia mai un gesto di pentimento"

29 Lug 2025 - 12:00
 © Italy Photo Press

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A un anno dalla morte di Sharon Verzeni, la 33enne accoltellata mentre camminava la notte tra il 29 e il 30 luglio 2024 a Terno d'Isola, il padre Bruno racconta un lutto ancora vivo e un vuoto incolmabile: "A maggio si sarebbe dovuta sposare. Ho messo la giacca per il funerale, la stessa che avrei indossato per accompagnarla all'altare. Ci manca ogni giorno, ogni momento. Invece di migliorare, peggiora. Non finirà mai".

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Un addio che non trova pace

 Bruno Verzeni continua a vivere a Bottanuco, prendendosi cura del giardino e cercando di riassestare tetto e grondaie, piccoli gesti quotidiani per sopravvivere, ma in un'intervista a Il Giorno racconta un dolore che si aggiunge a dolore: "Quello che mi dispiace è che da Sangare non sia mai arrivato un gesto di pentimento, una parola di scuse. Neppure dai suoi familiari. Cosa dire? La famiglia avrà avuto altri problemi. Ma un gesto, una parola. Mi spiace soprattutto per loro".

Un matrimonio mai celebrato -

"A maggio o giugno di quest’anno si sarebbe sposata. Il giorno del suo funerale, nonostante il caldo, ho messo la giacca, la cravatta. Se l’avessi portata all’altare mi sarei vestito così. L’ho portata all’altare in un altro modo" aggiunge l'uomo che nonostante l'immenso dolore non ha mai ceduto all'odio. 

Da un paio di settimane il compagno di Sharon è tornato a Terno d’Isola, nella casa dove abitava con la donna. "Passa da noi, continuiamo a vederci. Cerca di riprendere la sua vita. Lavora. Il sabato sera esce con gli amici. La vita deve andare avanti, La vita va avanti. Deve andare avanti. Ci sono anche delle consolazioni, come il secondo bambino di mia figlia Melody. Nascerà a dicembre, sarà maschio" racconta Bruno Verzeni.

L’impegno concreto in nome di Sharon

 Dalla tragedia è nato anche un progetto di solidarietà destinato ad aiutare le donne vittime di tratta o di violenze in Africa.La famiglia Verzeni ha promosso un fondo in collaborazione con il gruppo missionario parrocchiale. "Lo abbiamo costituito con un gruppo missionario e altri gruppi della parrocchia di Bottanuco - spiega il padre di Sharon  Verzeni - Verseremo quello che riusciremo a raccogliere a un’associazione di Salsomaggiore. Si chiama Talita Kum. Non metteremo assieme chissà che cifra, però cercheremo di fare qualcosa".
 

L'omicidio nell'agosto del 2024

 Le indagini hanno portato all’arresto di Moussa Sangare, 31 anni, italiano di origine maliana, residente a Suisio. Il giovane è stato ripreso da una telecamera mentre si allontanava in bicicletta dalla scena del crimine. Dopo essere stato fermato, ha confessato: "Ho avuto un raptus. L’ho vista e l’ho uccisa. Sentivo l’impulso di accoltellare qualcuno". L’uomo, incensurato, era però già indagato per maltrattamenti in famiglia, in particolare contro madre e sorella, alla quale aveva puntato un coltello alle spalle.

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