Era accusato di traffico internazionale di stupefacenti: a fine luglio l'assoluzione dalla Corte d'Appello
È rientrato in Italia Carlo D’Attanasio, il velista pescarese assolto a fine luglio dalla Corte d’Appello della Papua Nuova Guinea dall’accusa di traffico internazionale di stupefacenti e liberato dopo cinque anni di detenzione nel Paese. Lo skipper, affetto da una grave patologia oncologica, è arrivato a Fiumicino con un volo da Singapore, assistito durante il viaggio da un’equipe medica, ed è stato accolto dal suo avvocato Mario Antinucci. Ora sarà ricoverato nel reparto oncologico del Policlinico Umberto I di Roma.
Prima le lacrime di commozione e la fatica di riuscire a palare, poi il sorriso e la gioia di avere di nuovo "baciato la terra italiana". "Ce l'ho fatta - sono state le sue prime parole -. Alla fine ho ottenuto quello per cui abbiamo lottato e sono stato assolto con la formula piena. Arrivare a questo è stata però davvero dura. Ho rischiato di morire tante volte. All'inizio sono stato completamente abbandonato a me stesso; ho tentato il suicidio ma oggi sono qui a raccontare questa lunga vicissitudine. Adesso sono felicissimo".
D'Attanasio, affetto da una patologia oncologica al quarto stadio, ha quindi riferito di essersi curato da solo e di aver utilizzato diversi trattamenti sperimentali altrimenti sarebbe morto. "Lì non ho ricevuto alcun tipo di assistenza. Il problema fisico è quello che mi ha distrutto di più perché mentalmente sono forte". È stata la fine di un incubo iniziato cinque anni fa. "Carlo D'Attanasio - ha sottolineato il suo legale - è tornato in Italia perché è stato assolto con formula piena e immediatamente rimesso in libertà perché il fatto non sussiste. Carlo D'Attanasio ha speso 5 anni di vita in quell'inferno per non aver commesso nulla. È una persona innocente, è una persona onesta, perbene e lo ha dimostrato con le prime dichiarazioni: non ha infatti alcuna acrimonia nei confronti di chi lo ha 'cannibalizzato'".