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Pompei, restituisce reperti archeologici rubati nel 2005: "Portano iella"

Una donna aveva rubato pezzi di mosaico e di anfora durante una gita: da allora una serie di sfortune

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Un pacco con alcuni reperti archeologici di Pompei e due lettere con un messaggio chiaro: "Riprendeteveli, portano iella". E' quanto si è ritrovato sulla scrivania il titolare di un'agenzia immobiliare della città campana. La scatola, proveniente dal Canada, conteneva due tessere di mosaico, un pezzo di ceramica e due di anfora. A spedirla una persona che li aveva rubati nel 2005 e a cui attribuiva il susseguirsi di eventi nefasti.

Il furto nel 2005 - Una gita a Pompei nel 2005 e il desiderio portare con sé un souvenir di quel viaggio. Ma, col passare degli anni, quei tasselli di storia si sarebbero trasformati in oggetti maledetti. "Ero giovane e stupida, volevo avere un pezzo di storia che nessuno poteva avere. Non ho effettivamente pensato cosa stessi prendendo", ha spiegato Nicole nella lettera.

 

 

Oggetti maledetti - La donna ha individuato in quei resti archeologici l'origine dei suoi problemi, perché appartenenti a una "terra di distruzione", lì molte "persone sono morte in modo orribile". E, spiega, che da quando li ha presi la sfortuna perseguita lei e la sua famiglia.

 

"Ora ho 36 anni e ho avuto il cancro al seno due volte, di cui uno è finito in una doppia mastectomia. Io e la mia famiglia abbiamo anche avuto problemi finanziari. Siamo brave persone e non voglio passare questa maledizione ai miei genitori o ai miei bambini", ha raccontato la donna canadese in una delle due lettere.

 

Ha chiesto perdono, precisando di aver imparato la lezione: "Voglio solo scrollarmi di dosso la maledizione ricaduta su di me e la mia famiglia". Ha promesso di ritornare in Italia per porgere le sue scuse in prima persona.

 

Altra storia di pentimento - Ma non è stata la sola. Sempre dal Canada è arrivata un'altra lettera in cui una coppia si scusava per il furto compiuto nel 2005 durante una gita a Pompei e al Vesuvio.

 

Marito e moglie, seppur a distanza di molti anni, hanno deciso di restituire la refurtiva: "Le abbiamo prese senza pensare al dolore e alla sofferenza che queste povere anime avevano provato. Siamo dispiaciuti, perdonateci per aver fatto questa terribile scelta. Possano le loro anime riposare in pace".

 

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