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Poliziotti pro-Salvini, la Questura di Ascoli apre un'inchiesta | Il vicepremier: "Vicenda surreale"

Polemica su una immagine rilanciata da un senatore leghista in cui due agenti in divisa firmano una petizione a sostegno del ministro

Poliziotti pro-Salvini, la Questura di Ascoli apre un'inchiesta | Il vicepremier:
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La Questura di Ascoli Piceno ha "aperto un'inchiesta amministrativa per l'accertamento dei fatti" sul caso dei poliziotti in servizio fotografati nella città marchigiana, in piazza Arringo, a firmare in un gazebo una petizione pro-Salvini.

La foto era stata rilanciata sui social dal responsabile della Lega nelle Marche, il senatore Paolo Arrigoni.

Salvini: "Vicenda surreale" - "A me interessa che i poliziotti lavorino per difendere la sicurezza dei cittadini italiani, altre polemiche secondo me sono surreali". Così il vicepremier e ministro dell'Interno, Matteo Salvini, lasciando lo stadio Olimpico dopo Roma-Milan, sul caso dei poliziotti in servizio fotografati ad Ascoli Piceno.

L'immagine rimossa e poi ripubblicata - A scatenare la bufera è stato il commissario regionale delle Marche e senatore lombardo della Lega, Paolo Arrigoni, che ha prima pubblicato l'immagine dei due agenti, poi l'ha rimossa e infine l'ha ripubblicata questa volta con i volti oscurati. "L'ho cancellata per ragioni di privacy e per rispetto a quei due ragazzi, sapendo che c'era il rischio che venisse strumentalizzata da chi non vede l'ora di infangare il lavoro delle nostre Forze dell'Ordine. Cosa che è prontamente avvenuta”, ha scritto Arrigoni. Il senatore ha poi aggiunto: "Rivendico la vicinanza della Lega e del Ministro Salvini agli uomini e alle donne delle Forze dell'Ordine, che ogni giorno rischiano la vita per garantire la nostra sicurezza; ed è solo motivo di orgoglio vedere che quella stima è ricambiata, vedere che gli agenti si mobilitano per un Ministro che finalmente garantisce la loro sicurezza e la possibilità di svolgere nel migliore dei modi il loro lavoro”.

Ora gli agenti protagonisti della foto incriminata rischiano un procedimento interno avendo espresso una opinione politica durante il loro orario di servizio.