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Picco di malattie nel giorno del Green pass, l'Ordine dei medici agli iscritti: "Niente certificati al telefono, è un reato"

Per quel 22,6% in più "seguite tutte le regole, ma bisogna valutare con estrema attenzione caso per caso per capire se c'è o meno una inabilità al lavoro", la precisazione

Balzo dei certificati di malattia nel giorno del debutto dell'obbligo di Green pass: il 15 ottobre l'Inps ha segnalato un aumento di 17.320 lavoratori ammalati rispetto al venerdì precedente, il 22,6% in più. A segnalare di essere in malattia sono stati 94.191 lavoratori contro i 76.851 di una settimana prima. L'aumento è stato inferiore alla media, ma comunque alto, tra gli addetti del pubblico (+18,3%), superati dai "privati tutelati" (+21,1%).  E s'insinua il dubbio che molti lavoratori siano rimasti a casa per "temporeggiare", magari in attesa di vaccinarsi o di un rinvio dell'obbligo della vaccinazione. Ma dall'Ordine dei medici arriva un monito: "Niente certificati al telefono, si concedono solo dopo visita in presenza, come prescrive la legge. E per quelli rilasciati sono state seguite tutte le regole".

I medici fanno muro - "La certificazione di malattia a carico del servizio sanitario nazionale - sottolinea a Il Messaggero Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie - è obbligatoria e viene rilasciata anche sulla base di sintomi presentati dai pazienti. I medici si limitano semplicemente a certificare quello che vedono o quello che il paziente dichiara. Ci sono sintomi però che non è possibile constatare, si pensi per esempio a chi dice di avere mal di pancia o giramenti di testa".

 

E ricorda: "Il rilascio di certificati non in presenza del paziente ma a distanza è vietato dalla legge, è dunque un reato".

 

 

"Se i medici hanno rilasciato i certificati - ribadisce sempre a Il Messaggero il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici Chirurghi e odontoiatri (Fnomceo) Filippo Anelli - lo hanno fatto seguendo tutte le regole. Il medico deve visitare per forza il paziente e deve fare una valutazione oggettiva. Facciamo comunque un appello a stare molto attenti nel rilasciare i certificati rispettando tutte le norme di legge. Ma questo, ripeto, avviene regolarmente ed è parte integrante della professione. E' chiaro che anche il disagio sociale talvolta può determinare uno stato di malattia. Quindi il medico deve valutare con estrema attenzione queste situazioni caso per caso per capire se creano o meno una inabilità al lavoro".

 

"Se un paziente viene a studio lamentando una patologia non obiettivabile, tipo una cefalea - rimarca Pina Onotri, segretario generale del Sindacato medici italiani (Smi) - io credo a quello che mi dice. Alcuni casi non si possono indagare con indagini strumentali. A volte si tratta di una patologia che si risolve in un giorno o due. Ecco perché noi diciamo da sempre che per patologie brevi sarebbe meglio un'autocertificazione da parte del paziente".

 

"Credo che nessuno abbia fatto un certificato compiacente - conclude Onotri - non permettiamo a nessuno di fare illazioni o di sottendere situazioni che assolutamente non esistono".

 

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