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Pescatori arrestati in Libia, i familiari incatenati a Roma: "Non sappiamo nulla"

La madre di uno dei marittimi incarcerati a Bengasi davanti a Montecitorio: "Qui finché mio figlio non torna, a costo di perdere la vita"

 

Va avanti ormai da settimane la protesta a Roma dalle mogli, delle figlie e delle madri di alcuni dei 18 pescatori siciliani arrestati dalle autorità libiche il primo settembre scorso. "Nessuna novità dalla Farnesina, non ci ha contattato nessuno, non sappiamo nulla", afferma ai microfoni di "Quarta Repubblica" Cristina, moglie di Bernardo, uno dei marittimi di Mazara Del Vallo, finiti in un carcere di Bengasi.


Tra le donne che stanno vivendo "incatenate" davanti a Montecitorio c'è anche la signora Rosetta, 73 anni, la madre del capitano del peschereccio sequestrato, Piero Marrone: "Io non mollo, a costo di perdere la vita resto qui, voglio che riportino a casa mio figlio". La donna si rivolge direttamente al presidente del Consiglio e al ministro degli Esteri: "Il signor Conte e il signor Di Maio si affrettino a riportare a casa tutti i pescatori".