Speciale Il caso Sharon Verzeni
IN TRIBUNALE A BERGAMO

Omicidio Sharon Verzeni, Moussa Sangare ritratta nuovamente in Aula: "Non l'ho uccisa io"

L'imputato, che subito dopo il fermo aveva confessato il delitto avvenuto a Terno d'Isola nel luglio 2024, nella nuova udienza del processo ha ribadito di essere stato solo un testimone, come sostenuto negli ultimi mesi

10 Nov 2025 - 16:17
 © Italy Photo Press

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In tribunale a Bergamo durante il processo per l'omicidio di Sharon Verzeni, Moussa Sangare ha ritrattato nuovamente la confessione che aveva rilasciato al momento del fermo, negando ogni responsabilità del delitto. In carcere con l'accusa di aver ucciso la donna a coltellate la notte tra il 29 e il 30 luglio 2024 a Terno d'Isola, il 31enne ha ribadito in Aula di essere stato solo un testimone, come sostenuto negli ultimi mesi: "Passavo di lì in bici e ho visto Sharon che litigava con un uomo. Ho capito che la vicenda sarebbe finita male e non volevo entrare in questa situazione, ho accelerato e sono andato via. Poi mi è presa la paranoia di aver visto qualcosa che non dovevo, così mi sono liberato dei vestiti e del coltello".

La nuova versione di Moussa Sangare: "I carabinieri mi hanno detto di confessare"

 Durante l'udienza, Sangare ha affermato di aver confessato soltanto perché "ero stressato e pensavo che così mi avrebbero rilasciato". "Me l'hanno detto i carabinieri", ha risposto al pubblico ministero quando gli è stato chiesto perché avesse ammesso il delitto in precedenza. Ha poi aggiunto che le telecamere di sorveglianza lo mostrano mentre passa in bicicletta nella zona, ma non nel momento in cui la vittima viene colpita. "Secondo me - ha detto - è stato uno di Terno che sapeva come evitare le telecamere". A proposito delle tracce di Dna di Sharon Verzeni miste a quelle di Sangare trovate sulla bicicletta utilizzata dall'uomo la notte del delitto, l'imputato ha dichiarato: "Questa è l'unica cosa che non mi spiego".

Le parole del padre di Sharon Verzeni: "Sangare poteva chiedere scusa ma non l'ha fatto"

 All'uscita dal tribunale, Bruno Verzeri, padre di Sharon, ha espresso amarezza per la ritrattazione dell'imputato. "Pur avendone avuta tutta la possibilità, non ha voluto chiedere scusa, ma ha preferito dire che non è lui il colpevole. Questo ci rammarica molto: noi vogliamo solo che si faccia veramente giustizia perché abbiamo constatato che non ha nessun rimorso e questo ci fa molto male", ha dichiarato. L'uomo è apparso visibilmente provato per quanto accaduto in aula.

La madre di Sharon: "Parlo ancora con lei per sentirla vicina"

 "Continuo a parlare con mia figlia per sentirla ancora vicina". Sono le parole, pronunciate in aula con voce tremante dalla commozione da Maria Teresa Previtali, madre di Sharon Verzeni. La donna ha detto che conserva ancora i messaggi vocali e i video di Sharon per continuare a sentire la sua voce.

Il fidanzato di Sharon: "Rimorso per non essere stato con lei quella sera"

 Nel corso del processo è stato sentito anche Sergio Ruocco, fidanzato della giovane accoltellata a morte a Terno d'Isola: "Il giorno dell'interrogatorio non mi hanno detto che Sharon era morta, speravo che fosse successo qualcosa di grave ma che fosse ancora viva". Ai giudici Ruocco ha spiegato che la notizia del delitto gli era stata comunicata solo il giorno seguente: "Ho chiesto di rimanere in caserma perché non sapevo che cosa fare della mia vita e perché li volevo aiutare in ogni modo a risolvere il delitto. Il fatto che fossi sospettato è passato in secondo piano rispetto alla morte di Sharon, avrò sempre il rimorso di non essere uscito con lei a camminare quella sera".

La posizione della difesa: "Sangare ha ribadito quanto già sosteneva da mesi"

 L'avvocato Giacomo Maj, legale di Moussa Sangare, ha spiegato ai giornalisti presenti che la versione fornita in aula non rappresenta un colpo di scena, ma la conferma di quanto già sostenuto da tempo. "Il mio assistito - ha precisato il legale - non ha detto nulla di diverso da quanto aveva già affermato nelle ultime due udienze: sostiene di essere stato un testimone del fatto" e non l'autore dell'omicidio di Sharon Verzeni, nonostante inizialmente avesse reso piena confessione.

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