Gli obblighi per i monopattini
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La Cassazione ribadisce che chi conduce dispositivi elettrici può essere perseguito per guida in stato di ebbrezza. Nessuna deroga alla disciplina del Codice della strada
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La Corte di Cassazione conferma che il reato di guida in stato di ebbrezza si applica anche a chi utilizza un monopattino elettrico. La decisione è arrivata dopo il ricorso di un uomo condannato nei precedenti gradi di giudizio per aver causato un incidente mentre circolava sotto l'effetto dell'alcol. Gli Ermellini hanno ribadito che questi mezzi sono equiparati ai velocipedi (biciclette) e, come tali, rientrano nella nozione di veicolo prevista dal Codice della strada, con conseguente applicazione delle sanzioni penali.
Come riportato da Il Messaggero, la pronuncia della Suprema Corte nasce dal ricorso di un uomo già condannato dal Tribunale di Vicenza e successivamente dalla Corte di Appello di Venezia. Secondo gli atti, "in conseguenza dell'assunzione di bevande alcoliche" aveva causato un incidente mentre era alla guida di un dispositivo elettrico individuale. La difesa sosteneva che il reato di guida in stato di ebbrezza non potesse essere applicato perché il mezzo utilizzato non rientrava nella categoria dei veicoli. La Cassazione ha quindi respinto questa ricostruzione, confermando che la normativa vigente considera tali dispositivi alla stregua dei velocipedi e li include nel perimetro del Codice della strada. Quindi, "si estendono anche ai conducenti dei monopattini le disposizioni riguardanti la guida in stato di ebbrezza".
Nelle motivazioni della sentenza, i giudici richiamano l'articolo 46 comma 1 del Codice della strada, secondo cui rientrano nella nozione di veicolo "tutte le macchine di qualsiasi specie che circolano sulle strade guidate dall'uomo". La legge equipara espressamente i mezzi elettrici ai velocipedi, riconoscendo che la loro circolazione può "interferire sulle generali condizioni di regolarità e di sicurezza della circolazione stradale". Questo principio costituisce il fondamento giuridico che ne consente l'assimilazione ai veicoli tradizionali quando si tratta di verificare la responsabilità penale di chi li conduce. La spiegazione della Cassazione si inserisce in un quadro normativo già rafforzato dalle recenti modifiche del legislatore.
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La Suprema Corte ha ribadito che alle persone che utilizzano dispositivi elettrici individuali si applicano le stesse norme previste per la guida sotto l'effetto dell'alcol. Significa che, in presenza dei livelli di alcolemia stabiliti dal Codice, scattano le conseguenze penali, dagli importi sanzionatori fino alle pene previste nei casi più gravi. L'orientamento sancisce l'impossibilità di invocare la natura del mezzo per sottrarsi all'accertamento o alla responsabilità, confermando che la sicurezza stradale rimane il parametro centrale dell'interpretazione normativa.
Pur riconoscendo l'applicabilità del reato di guida in stato di ebbrezza, la Cassazione ha chiarito che non può essere disposta la sospensione della patente. La ragione risiede nella natura stessa dei dispositivi elettrici: per condurli "non è richiesta alcuna abilitazione specifica". La Corte ha osservato che, in assenza di un titolo da sospendere, la sanzione accessoria non può essere applicata. Resta però pienamente valido il quadro penale previsto dalla normativa, che si estende senza eccezioni alla condotta accertata.
Negli ultimi anni l'uso dei dispositivi elettrici ha registrato un incremento significativo nel Paese, anche grazie alla diffusione del noleggio di monopattini in strada. I dispositivi in sharing sono circa 40mila in tutta Italia. Di pari passo è aumentato il numero degli incidenti, con oltre tremila sinistri con feriti nel 2024 e 20 vittime da gennaio a settembre. La diffusione dei dispositivi elettrici ha richiesto anche un aggiornamento delle regole di utilizzo.
Alcune amministrazioni locali hanno iniziato a intervenire per contenere le criticità. Firenze, da aprile 2026, non consentirà più il servizio di noleggio in strada, ritenendo non sussistenti le condizioni per una circolazione ordinata e sicura. Roma, invece, sta puntando su aree di parcheggio regolamentate per evitare l'abbandono dei dispositivi in punti non idonei, una delle criticità più rilevate negli ultimi anni.